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Bce verso un taglio dei tassi troppo cauto? I commenti degli analisti

Pubblicato 16.10.2024, 15:49

Investing.com – Il 17 ottobre la Banca centrale europea torna a riunirsi per prendere una nuova decisione di politica monetaria.

Con l’inflazione in calo e i rischi per la crescita in rialzo sembra tutto apparecchiato per un altro taglio di 25 punti base dei tassi Bce, il terzo dopo gli interventi di giugno e settembre. Dal contenere l’aumento dei prezzi ora il focus sembra spostarsi sulla necessità di sostenere l’economia, soprattutto dopo che il governo tedesco ha previsto un altro anno di recessione per la Germania.

Basterà un taglio di 25 base ad evitare che l’intera Eurozona finisca nei guai? E quali saranno le prossime mosse della presidente Christine Lagarde? Nel tentativo di rispondere a queste e ad altre domande cruciali per i mercati, Investing.com ha raccolto le previsioni degli analisti in vista della prossima riunione Bce.

Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia

In un mondo ideale, il dibattito si dovrebbe orientare verso l'opportunità di aumentare i tassi di 25 o 50 punti base, per sostenere la crescita. L'inflazione nell’area euro è scesa al di sotto dell'obiettivo della BCE, creando teoricamente spazio per una politica monetaria più accommodante. Nonostante ciò, l’istituto di Francoforte sembra focalizzarsi eccessivamente sul rischio di una spirale salari-prezzi nel settore dei servizi, un fenomeno che gli indicatori economici più recenti non supportano.

I bassi livelli di inflazione riflettono una debolezza della domanda e una fragilità strutturale dell’economia dell’Eurozona. Il deficit fiscale in Francia è al limite, il settore manifatturiero mostra livelli di contrazione, avvicinandosi ai livelli osservati durante la pandemia da Covid-19, le tensioni commerciali con la Cina persistono e i costi energetici nell’UE superano di quattro volte quelli degli Stati Uniti, accelerando il processo di deindustrializzazione e minando la competitività nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Eppure, nonostante queste prospettive poco rosee, la BCE sceglie di concentrarsi su un'improbabile spirale prezzi-salari, il che potrebbero suggerire, come già accaduto durante la crisi finanziaria del 2007-2008, che la BCE è in ritardo rispetto al ciclo economico.

Gli effetti potrebbero essere i seguenti:

  1. La Germania è in recessione, mentre il resto dell'Eurozona, con poche eccezioni come la penisola iberica, sperimenta una stagnazione economica. È difficile immaginare cosa potrebbe cambiare questa situazione. Il differenziale di crescita tra Stati Uniti ed Eurozona si sta ampliando, riflettendosi in un significativo divario di potere d'acquisto.
  2. In secondo luogo, il persistente divario di crescita tra le due sponde dell'Atlantico suggerisce una pressione ribassista strutturale sul tasso di cambio EUR/USD. Le previsioni di mercato per un apprezzamento dell'euro verso 1,15 appaiono ora improbabili nel breve termine. Una correzione verso l'intervallo 1,08-1,05 sembra più plausibile, riflettendo le fondamentali divergenze di performance economica.
  3. Infine, il settore immobiliare commerciale, particolarmente sensibile alle variazioni dei tassi di interesse, presenta vulnerabilità significative. La BCE ha recentemente condotto una revisione dell'esposizione bancaria al settore immobiliare per valutare la qualità degli attivi nei bilanci degli istituti di credito. Un taglio dei tassi più aggressivo (50 bps), sulla scia di quando annunciato dalla Fed a settembre, avrebbe potuto fornire un supporto significativo al mercato immobiliare, mitigando i rischi di contagio al settore finanziario.

Esiste un'ultima conseguenza, meno immediata. Storicamente, i Paesi allineati all'ideologia tedesca hanno sempre avuto un peso significativo nel Consiglio direttivo della BCE. Questo probabilmente sarà meno vero in futuro. I Paesi dell'Europa meridionale sono diventati il motore economico dell'Eurozona.

Il tentativo di acquisizione di una banca tedesca da parte di un istituto italiano segnala un cambiamento nelle dinamiche di potere finanziario. Il Portogallo emette debito sovrano a tassi inferiori a quelli francesi. La Grecia registra un surplus di bilancio e una robusta produzione industriale. La Spagna mostra un PMI in territorio espansivo a 56. Si tratta di una completa inversione di tendenza rispetto alla crisi del 2012. Con il potere economico arriva anche il potere politico. Si spera che in futuro l'Europa meridionale possa avere una maggiore influenza sulle decisioni della BCE e che ci si concentri meno sui rischi di inflazione quando l'economia è vicina alla recessione. Non succederà oggi, ma è un barlume di speranza per il futuro.

Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS IM

Siamo convinti che domani la BCE taglierà i tassi di riferimento di 25 pb, portandoli dal 3,50% al 3,25%. Tale convinzione si basa su un ulteriore deterioramento dei dati e delle prospettive di crescita dell'area dell'euro, ma anche sulla retorica della BCE. Oltre ai dettagli contenuti negli ultimi verbali della BCE, in un recente discorso al Parlamento europeo la Lagarde ha dichiarato di avere una fiducia crescente nel raggiungimento dell'obiettivo di inflazione e che “porterà questa fiducia alla riunione di ottobre”. Questo è tutto. Non ci aspettiamo alcun cambiamento nella guidance. È molto probabile che i rischi di ribasso per le prospettive di crescita saranno ancora una volta confermati.

A nostro avviso, la debolezza delle prospettive di crescita (con un'attività al di sotto del potenziale per molti trimestri a venire) e il calo dell'inflazione faranno sì che si dovranno prevedere ulteriori tagli. L' andamento dell'economia tedesca è particolarmente preoccupante e la BCE non può permettersi di ignorarlo. La recente ripresa dei rendimenti ha visto i Bund a 10 anni salire di circa 20 pb dopo aver iniziato l'anno intorno al 2,00%. Riteniamo che gran parte di questo rialzo sia associato ai movimenti degli UST, con rischi asimmetrici di rendimenti più bassi, non più alti, nel medio (e anche nel breve) termine. A nostro avviso, la posizione economica e la direzione di marcia di una BCE sempre più forte non sono coerenti con un mercato ribassista dei tassi core. In prospettiva, non possiamo escludere una serie di tagli e prevediamo un tasso finale pari o appena inferiore alla neutralità.

David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments

Dopo l'ultima riunione della BCE, ci aspettavamo che la pausa indicata a ottobre avrebbe potuto evolvere in un taglio dei tassi se i dati lo avessero giustificato e se la Fed avesse tagliato di 50 punti base all'inizio del suo processo di normalizzazione. Entrambi i casi si sono verificati e la comunicazione della BCE si è infatti spostata segnalando tagli successivi. Riteniamo che la commissione propenderà per un ulteriore taglio dei tassi anche a dicembre, a meno che non ci sia una sorpresa al rialzo nei prossimi dati sulla crescita o sui prezzi. Tuttavia, le prospettive a partire da quel momento sono meno chiare, soprattutto perché gli Stati Uniti potrebbero essere sotto una nuova amministrazione.

I mercati prevedono che la BCE taglierà in entrambe le riunioni di quest'anno, cosa che si aspettano anche i nostri specialisti dei tassi. La curva dovrebbe rimanere sotto pressione in quanto l'emissione rimane elevata. Il problema che gli investitori stanno affrontando quest'anno è l'enorme volatilità dei dati.

Nel Regno Unito, molto probabilmente la Banca d'Inghilterra taglierà i tassi il 7 novembre. Un eventuale taglio successivo a dicembre sarà determinato dai dati su occupazione e inflazione in arrivo nelle prossime settimane, oltre che, naturalmente, dalla presentazione del bilancio a fine mese.

Patrick Barbe, Head of European Investment Grade Fixed Income di Neuberger Berman

Il mercato obbligazionario non riflette la sfidante situazione economica tedesca. I tassi di interesse di riferimento della BCE trainano il livello dei rendimenti delle obbligazioni a breve e medio termine, spingendo i rendimenti tedeschi più in alto di quanto dovrebbero essere in base ai loro fondamentali. In effetti, il mandato della Banca Centrale è quello di combattere l'inflazione e questo è ancora oggi il suo obiettivo: l'inflazione core è scesa dal picco del 5,7% su base annua del 2023 al +2,7% del mese scorso, ma è ancora superiore all'obiettivo della BCE. Riteniamo che, quando ha iniziato a tagliare i tassi di riferimento lo scorso luglio, la Banca Centrale abbia già tenuto conto della questione tedesca. Pensiamo che i prossimi tagli dei tassi verso un orientamento neutrale della politica monetaria siano giustificati dalla “mancata ripresa” dell'industria del principale Paese dell'Eurozona.

Ad eccezione della Banca del Giappone, tutte le principali banche centrali del mondo puntano a una politica monetaria neutrale dopo il periodo di lotta contro l’inflazione. La velocità dei tagli dei tassi dipende dalla persistenza dello shock inflazionistico sui prezzi interni. Per monitorare questo rischio, le banche centrali stanno valutando se l'evoluzione degli aumenti salariali stia semplicemente compensando l'inflazione passata o se invece possa diffonderla. In effetti, le principali banche centrali hanno appena iniziato la normalizzazione dei loro tassi di riferimento, la FED ha effettuato un taglio da 50 punti base e la BCE due da 25 punti base, il che significa che sono allo stesso punto verso l’obiettivo del tasso neutro del 3-3,5% per gli Stati Uniti e del 2-2,5% per la BCE. Inoltre, prevediamo che l'anno prossimo il tasso d'inflazione core tornerà al di sotto del 2% e che l'attività rimarrà piatta, per cui la BCE dovrebbe ridurre i suoi tassi di riferimento almeno all'1,75%, portando i rendimenti delle obbligazioni tedesche all'1,8% per quelle con scadenza a 2 anni e al 2% per quelle a 10 anni.

Ci aspettiamo che la BCE mantenga il proprio approccio dipendente dai dati, ma che Christine Lagarde aggiorni l’outlook della Banca Centrale in materia di inflazione, dato che l'ultima riunione di settembre non ha tenuto conto del crollo dei prezzi dell'energia.

Felix Feather, Economista di abrdn

La BCE taglierà quasi certamente il tasso di deposito di 25 punti base nella riunione di giovedì. Con l'inflazione tornata quasi sotto controllo, ci aspettiamo che l'attenzione dei policymaker si sposti perlopiù verso l'attività economica e l'occupazione. Tuttavia, i funzionari della banca centrale non sono ancora del tutto convinti che le pressioni inflazionistiche generate a livello europeo si stiano attenuando.

Riteniamo che la BCE rimarrà per ora cauta e non comunicherà rapidi tagli dei tassi, nonostante il deterioramento delle prospettive di crescita a breve termine della zona euro. Ciò significa che per il momento i singoli tagli dei tassi saranno probabilmente limitati a incrementi di 25 punti base, con possibili pause tra un taglio e l'altro.

Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di AllianzGI

Ci aspettiamo che la Bce tagli i tassi di altri 25 punti base nella riunione del 17 ottobre, portando il tasso sui depositi al 3,25% e riducendo così i tassi in due riunioni consecutive, il che rappresenta un'accelerazione del ritmo di allentamento.

I commenti dei membri del consiglio direttivo della Bce hanno rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi in ottobre, dal momento che la crescita dell'area euro è continuata a peggiorare dopo la riunione di settembre della BCE, mentre le pressioni inflazionistiche rimangono su un percorso di moderazione.

La Bce verosimilmente sottolineerà che le prossime decisioni dipenderanno dai dati, ma riteniamo altamente probabile un ulteriore taglio a dicembre.

È probabile che i tagli rafforzino la tendenza all'irripidimento della curva dei rendimenti che stiamo osservando nei mercati dei titoli di Stato.

Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price


Questa settimana la Bce taglierà i tassi di riferimento principali di 25 punti base. Un paio di settimane fa, questo risultato non era atteso né dai mercati né dai policymaker. Ciò che è cambiato oggi rispetto ad allora è l'indebolimento dei principali sondaggi aziendali, in particolare i PMI di settembre. L'indebolimento dell'inflazione dei servizi sullo IAPC a settembre ha poi sigillato l'accordo. Anche in questo caso, l'opportunità di una mossa a ottobre non è così chiara come nei precedenti cicli di tagli. Il mercato del lavoro rimane teso, il tasso di disoccupazione ai minimi storici e la fiducia dei consumatori molto forte e in aumento. Ciò significa che la Bce probabilmente continuerà a indicare che i tagli saranno decisi riunione per riunione, non solo perché potrebbe voler mantenere l'opzionalità nel processo decisionale in futuro. Ma anche perché l'opportunità di tagli sequenziali dei tassi non è così ovvia come nei precedenti cicli di tagli sequenziali.

I mercati finanziari vedono il taglio a ottobre come una transizione da tagli dei tassi graduali a sequenziali. La Bce, infatti, probabilmente taglierà ora e nelle prossime due riunioni. Tuttavia, questi tagli dovrebbero essere visti come tagli assicurativi. Un grande paese dell'area dell'euro, la Germania, soffre chiaramente di un'economia debole. Ma questo è probabilmente il risultato di venti contrari strutturali legati a una forte perdita di competitività a seguito dello shock energetico del 2022, alla forte concorrenza della Cina e all'invecchiamento della popolazione. La politica monetaria non può influenzare nessuno di questi fattori e i policymaker ne sono consapevoli. Non considerando i dati della Germania, il resto dell'area euro rimane molto resiliente, non solo in termini di crescita, ma anche nel mercato del lavoro. Inoltre, i due maggiori rischi per il percorso di politica monetaria della Bce sono chiaramente davanti a noi.

Al momento, l'ampia incertezza di politica economica sta pesando sulla fiducia del settore manifatturiero nell'area euro. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con il rischio di successive guerre tariffarie, sono chiaramente il rischio maggiore per le intenzioni di investimento delle aziende europee in futuro. D'altro canto, gli attuali tentativi di stimolo in Cina potrebbero portare a un rimbalzo inaspettato dell'attività economica dell'Eurozona. In questa fase del ciclo economico, i dazi danneggerebbero l'economia in modo significativo. L'attuazione dei dazi sulle esportazioni dell'Ue verso gli Stati Uniti potrebbe portare a un indebolimento significativo dell'attività nell'area euro e a un taglio di 50 punti base nella riunione di marzo 2025 da parte della Bce. Ma lo stimolo cinese potrebbe anche portare il settore manifatturiero europeo a rimbalzare dai livelli attuali. Ciò porterebbe la Bce a passare forse di nuovo a tagli graduali. I risultati della politica monetaria della Bce sono particolarmente intensi al momento e dipendono dagli sviluppi in Cina e negli Stati Uniti.

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