Di Ambar Warrick
Investing.com – Listini asiatici poco mossi questo, dopo il rilascio di dati sul settore manifatturiero piuttosto deboli, che sollevano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica; inoltre, l’impennata dei prezzi del petrolio fa temere un aumento dell’inflazione.
L’indice Hang Seng di Hong Kong è stato il peggiore della giornata, con un calo dell’1,1%, mentre i titoli tecnologici e immobiliari sono stati colpiti da una nuova ondata di vendite. Anche le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica in Cina hanno intaccato il sentiment dopo che un sondaggio privato ha mostrato che settore manifatturiero del paese è cresciuto molto meno del previsto a marzo.
Gli indici cinesi Shanghai Shenzhen CSI 300 e Shanghai Composite si sono mossi di meno dello 0,2% in entrambe le direzioni.
Il rimbalzo dell’economia cinese dopo il COVID sembra essersi esaurito, dato che le fabbriche locali sono alle prese con il rallentamento della domanda estera e il peggioramento delle condizioni economiche.
Tuttavia, alcuni titoli cinesi del settore dei chip hanno esteso i guadagni alla seconda sessione consecutiva, in quanto un’indagine sul produttore statunitense di chip di memoria Micron Technology Inc (NASDAQ:MU) ha aperto la possibilità di una maggiore quota di mercato per i produttori locali.
L’indice giapponese Nikkei 225 è sceso dello 0,3%, dopo che lunedì i dati hanno mostrato che il settore manifatturiero si è ridotto a marzo, mentre le spese in conto capitale tra le maggiori aziende del paese ha rallentato nel primo trimestre.
L’indice sudcoreano KOSPI è stato uno dei pochi positivi, con un rialzo dello 0,4% dopo che i dati hanno mostrato che l’inflazione è cresciuta leggermente meno del previsto a marzo.
I dati manifatturieri di USA, zona euro, Regno Unito e Giappone hanno mostrato che l’attività delle maggiori economie mondiali è rimasta in contrazione fino a marzo. Questo dato, unito a quello della Cina (dati manifatturieri più deboli del previsto), ha fatto aumentare i timori di un indebolimento della crescita economica globale nei prossimi mesi.
I dati statunitensi, più deboli del previsto, hanno inoltre indotto i mercati a chiedersi quanto margine avrà la Federal Reserve per continuare ad alzare i tassi di interesse. Questa idea ha pesato sul dollaro negli scambi notturni, mentre il biglietto verde si è mosso poco negli scambi asiatici di martedì.
Tuttavia, l’impennata dei prezzi del petrolio ha fatto sì che i mercati iniziassero a valutare una maggiore possibilità di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e delle altre banche centrali nel breve termine, soprattutto se l’aumento del costo del carburante dovesse far salire l’inflazione.