Di Alessandro Albano
Investing.com - Altra settimana negativa per l'azionario europeo che segue di pari passo gli sviluppi dei listini statunitensi, ora in fase di adattamento per il nuovo contesto monetario. Il perde l'1,2% (320 punti), il cede l'1,3%, il registra il -1,2%, mentre l' cala del -1,3%.
Tra gli altri listini europei, -1,5% per l', -1,4% per l' e -2,2% per lo .
Il sentiment negativo è arrivato, ancora una volta, dagli Stati Uniti, dove e hanno perso rispettivamente l'1,1% e l'1,3% frenati dai timori sull' (massimi da 1982 a dicembre) e da più aumenti dei tassi di interesse. Secondo i mercati dei derivati, saranno 4 i rialzi sui fondi federali da parte della Fed nel 2022, con un primo aumento di 50 punti base nella riunione del 16 marzo che sta prendendo sempre più piede.
In BCE, con l'inflazione ai massimi storici a dicembre (+5%), resta ampia la divisione tra i membri del consiglio direttivo, come sottolineato dai verbali dell'ultima riunione pubblicati giovedì. Secondo alcuni esponenti, i prezzi all zona euro potrebbero "facilmente" rimanere al di sopra del target simmetrico del 2% motivo per cui la banca dovrebbe tenere la porta aperta ad una politica più restrittiva.
Mentre per Lagarde, che parlerà ancora questo pomeriggio alle 13:30 CET, i prezzi potrebbero restare al di sopra del 2% ma i fattori alla base si allenteranno nel corso dell'anno, quindi non c'è fretta di passare ad una fase restrittiva prima di aver portato a termine i piani di QE e il roll over dei titoli in scadenza.
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Secondo un report di Fitch, la BCE "non seguirà" la Fed nei prossimi due anni, anche se "sorprese al rialzo nella crescita degli stipendi e nelle aspettative di inflazione, o il persistere dei problemi di approvvigionamento globali più a lungo delle attese, potrebbero aumentare il rischio di un primo rialzo dei tassi prima di quanto previsto, forse nel 2024".
Il commento
Il titolo Usa si è calmato sotto l'1,8% di rendimento dopo aver toccato i massimi in due anni nelle scese sedute, mentre il biennale resta sui massimi del gennaio 2020 oltre un tasso dell'1,02%, con movimenti simili osservati tra i titoli sovrani dell'area euro.
Il recente movimento dei bond Usa, spiega ad Investing.com Stefano Sanna, Partner di Norisk SCF, "ha disturbato il corso dei mercati azionari che, specie nelle componenti caratterizzate da uno stile growth", ma il livello dei rendimenti "rimane comunque ancora su livelli decisamente bassi se osservati in prospettiva storica, specie se considerando anche i dati relativi all'inflazione".
"Per quanto il rialzo dei rendimenti sul decennale statunitense potrebbe ancora trovare spazio fino in area 2-2,10%, va tenuto conto di come le forze che negli ultimi anni hanno ridotto i tassi reali di equilibrio (come l'invecchiamento demografico) stiano continuando ad agire come una sorta di forza di gravità nei confronti delle yield curve".
"Molta attenzione andrà comunque rivolta alla cosiddetta inflaziona salariale e va anche sottolineato come le imprese tendano ad adattare i loro comportamenti come ad esempio le decisioni sui prezzi (o la stessa concessione di nuovi aumenti salariali) proprio sulla base delle aspettative di inflazione", spiega l'espetto della società di consulenza.
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"Nei portafogli - aggiunge Sanna - abbiamo optato per una riduzione della duration e della componente growth, pur senza escluderla. Dando piuttosto spazio alle strategie rivolte all'individuazione di aziende mostratesi in grado di pagare flussi di dividendi stabili e/o in crescita, ma di qualità (ovvero senza intaccare la solidità patrimoniale). I settori healthcare e biotech continuano ad essere compresi nelle nostre strategie di investimento con un'ottica di medio-lungo termine, come anche le energie rinnovabili (che negli ultimi mesi hanno mostrato una correzione di entità significativa)".