Di Alessandro Albano
Investing.com - I mercati obbligazionari sono destinati a chiudere il 2022 con le perdite peggiori degli ultimi 50 anni, vanificando la performance total return accumulata dal 2017 e invertendo il calo sequenziale dei rendimenti dall'inizio della crisi finanziaria globale del 2008-2009.
Qui sotto proponiamo a riguardo l'analisi integrale di Norman Villamin, Chief Investment Officer Wealth Management di UBP, nel quale viene sottolineato come il 2023 verrà caratterizzato dal ritorno delle obbligazioni:
Il ritorno dei bond
Fortunatamente, la forte ripresa dei rendimenti dei Treasury nel 2022 lascia i rendimenti a cinque anni, corretti per le aspettative di inflazione, vicini ai livelli elevati raggiunti prima della Grande Crisi Finanziaria. Ciò suggerisce che le opportunità di passare dalle obbligazioni a tasso variabile con scadenza più breve a quelle con scadenza più lunga dovrebbero iniziare a emergere nel nuovo anno, quando i rendimenti dei Treasury a cinque e dieci anni saranno tra il 4% e il 4,5%.
Mentre il rischio relativo ai tassi d'interesse è stato il freno principale ai rendimenti nel 2022, ci aspettiamo che il peggioramento della qualità del credito e l'ampliamento dello spread rappresentino il rischio principale nel 2023. In effetti, storicamente, il deterioramento della qualità del credito ha sempre subito un'accelerazione nei tre-quattro trimestri successivi al primo rialzo dei tassi da parte della Fed, che è quindi ciò che gli investitori dovrebbero aspettarsi per il nuovo anno.
Fortunatamente, le cedole basse offerte dai Treasury e dai titoli corporate USA nell'ultimo decennio, che offrivano poca protezione contro il peggioramento della qualità del credito, hanno lasciato il posto ai rendimenti più alti dal 2006-2007. Riteniamo pertanto che una strategia sul credito USA in dollari di tipo hold-to-maturity e incentrata sulla qualità possa offrire opportunità interessanti all'inizio del 2023, quando il mercato sposterà l'attenzione dai rischi di inflazione a quelli di recessione.
Potrebbe anche svilupparsi un'opportunità nei segmenti più rischiosi dei mercati del credito, con i rendimenti più elevati che superano il 10% in prossimità della fine dell'anno. Tuttavia, con spread che sono solo vicini alle medie storiche, preferiremmo che le obbligazioni rischiose prezzassero meglio un prossimo ciclo di default, per far pendere l'equilibrio rischio-rendimento in netto favore degli investitori.
Anche se la stabilizzazione dei rendimenti e degli spread dei Bund - che si stanno avvicinando ai massimi del 2020 – dovrebbe normalmente creare un'opportunità per gli investitori obbligazionari in euro, l’eurozona è alle prese con sfide strutturali. Tra queste, i costi elevati dell’energia e la dipendenza delle imprese e delle famiglie dal sostegno fiscale, almeno fino alla fine dell'inverno e potenzialmente anche oltre. Questi fattori aumentano così il rischio di coda di un'ondata di default che potrebbe essere più che ciclica.
Di conseguenza, la selezione proattiva del credito, un fattore chiave per la performance nei normali rallentamenti ciclici, nel 2023 sarà ancora più critica per l’eurozona, che dovrà fra fronte alla transizione. Gli investitori in grado di adottare una prospettiva di medio termine possono guardare agli investimenti nel credito distressed per cercare di capitalizzare le potenziali sfide di questo ciclo del credito.
Nel complesso, anche se dopo un 2022 tumultuoso per gli investitori obbligazionari le nubi non si sono del tutto diradate, le aspettative di inflazione in calo e le cedole elevate in termini assoluti stanno convergendo per offrire loro opportunità di rendimenti moderati nel 2023.