MILANO (Reuters) - L'ambizioso programma di riforme che il nuovo governo di 'unità nazionale' guidato da Mario Draghi potrà avviare non ha un impatto immediato sulla qualità del credito dell'Italia.
E' quanto scrive S&P in un report in cui sottolinea le elevate aspettative che il nuovo esecutivo, che gode dell'appoggio di una larghissima maggioranza parlamentare, possa portare avanti un piano di riforme strutturali su economia, fisco e giustizia grazie anche all'aiuto delle risorse del fondo Next Generation della Ue.
"Dato che le elezioni politiche dovranno tenersi entro giugno del 2023, il governo del primo ministro Draghi ha solamente due anni per raggiungere i suoi obiettivi", dice S&P.
Tra le sfide strutturali a lungo termine che l'Italia dovrà affrontare S&P cita l'invecchiamento della popolazione, le disparità economiche e dell'istruzione tra nord e sud e gli scarsi risultati nell'attrarre investimenti dall'estero.
Tra gli altri obiettivi anche il monitoraggio dello stato di salute del settore finanziario colpito dagli effetti della pandemia, aggiunge.
Un occhio particolare sarà rivolto al debito pubblico con la prospettiva che un eventuale richiamo delle garanzie prestate per sostenere la liquidità di famiglie e imprese possa farlo crescere oltre le attuali aspettative della stessa agenzia.
Se la situazione sanitaria si normalizza e resteranno in vigore stimoli fiscali e monetari S&P stima una rimbalzo del 5,3% del Pil nel 2021 dopo una contrazione dell'8,8% nel 2020.
Il deficit/Pil è visto vicino all'8%, anche se un potenziale rimbalzo del Pil potrebbe far stabilizzare il rapporto debito/Pil per l'anno in corso.
"L'Italia è ancora in una posizione leggermente migliore di alcuni dei suoi vicini, grazie al suo settore manifatturiero relativamente grande, che è stato meno colpito dal secondo lockdown rispetto al settore dei servizi", dice.