Di Mauro Speranza
Investing.com – Già terminato il breve recupero di oggi del Ftse Mib dopo un inizio in crescita. Se in apertura di seduta il principale indice di Piazza Affari arrivava a guadagnare oltre l’1%, le blue chips virano in negativo dopo meno di un’ora dall’avvio degli scambi.
Piazza Affari, dunque, resta indietro rispetto agli altri indici principali europei, con il Cac 40, l’Ibex 35, il Ftse 100 e il Dax che guadagnano ancora oltre l’1%.
A spingere in basso il Ftse Mib ci sono i titoli finanziari, evidenziato dal -2% del FTSE Italia All Share Banks. Banco Bpm (MI:BAMI) cede intorno al 5%, seguito da Bper Banca (MI:EMII), Unicredit (MI:CRDI) e Ubi Banca (MI:UBI) che perdono il 3%.
Calo del 2% per Poste Italiane (MI:PST), Azimut (MI:AZMT), Unipol (MI:UNPI) Gruppo, Juventus (MI:JUVE), Leonardo e Fiat (MI:FCHA), mentre superano l’1% le perdite di Ferragamo (MI:SFER), Buzzi (MI:BZU), Amplifon (MI:AMPF), Mediobanca (MI:MDBI), Pirelli (MI:PIRC), Saipem (MI:SPMI) e Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
Settore manifatturiero sotto pressione
Questa mattina è stato diffuso il dato sulla manifattura italiana e a febbraio si è assistito al diciassettesimo calo consecutivo con 48,7 punti rispetto al 48,9 di gennaio.
“L’indagine Pmi di febbraio ha sottolineato l’ennesima prestazione deludente del settore manifatturiero italiano, con le condizioni operative in peggioramento per il diciassettesimo mese consecutivo”, spiega Lewis Cooper, economista di Ihs Markit, l’istituto che elabora il report Markit Pmi Settore Manifatturiero in Italia.
“La produzione è diminuita a uno dei tassi più veloci dell’attuale sequenza di contrazione di 19 mesi, mentre i nuovi ordini hanno continuato a riportare crolli e i tagli occupazionali sono aumentati più velocemente", aggiunge Cooper.
“Sul fronte dei prezzi, quelli di acquisto sono diminuiti lievemente e le aziende del settore lo hanno attribuito al declino delle materie prime. Alla luce della riduzione dei costi e delle pressioni competitive, le aziende hanno diminuito le loro tariffe al tasso più veloce da gennaio 2015", conclude l’esperto.
Le parole di Powell
L’avvio positivo delle borse era stato spinto dalle prospettive di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve dopo le parole di Jerome Powell di venerdì scorsi a mercati chiusi, le quali avevano fatto chiudere in crescita le borse asiatiche. Il numero uno della Federal Reserve aveva annunciato che l’istituto americano agirà “in modo appropriato” per cercare di attutire gli eventuali impatti negativi del coronavirus ed è “pronta a usare i propri strumenti per sostenere l’economia”.
Le parole di Powell sono state interpretate come il segnale di un prossimo taglio dei tassi che potrebbe essere deciso dalla Fed nel corso della prossima riunione che si terrà il 18 marzo. Anche se il presidente ha aggiunto che “i fondamentali dell’economia americana rimangono forti”, il coronavirus “pone rischi in evoluzione per l’attività economia” e avvisa che la Fed sta “monitorando attentamente gli sviluppi”.
Secondo il Wall Street Journal, il tono usato da Powell è simile a quello usato lo scorso giugno per indicare la disponibilità a tagliare i tassi di interesse, per poi dare il via ad un allentamento della sua politica monetaria con tre tagli consecutivi.
Le altre banche centrali
Da Giappone, inoltre, il governatore della Banca centrale del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha assicurato tutto il possibile da parte dell'istituto centrale “per garantire la stabilità dei mercati finanziari”.
Dalla Banca centrale europea, però, questa mattina gettano acqua sul fuoco di eventuali decisioni di taglio dei tassi. Secondo il membro del board della BCE, Francois Villeroy de Galhau, “non è ancora il momento” di misure che sostengano l’economia, anche se poi ha aggiunto che “se servisse di più e fossimo convinti che possa essere efficace, allora potremmo fare di più”.
"La BoJ”, spiegava Kuroda, “farà un attento monitoraggio e si impegnerà a stabilizzare i mercati e offrire liquidità sufficiente, con operazioni di mercato e acquisti di asset”.