Di Laura Sanchez
Investing.com - Non ci sono state sorprese. La Fed ha rispettato il copione annunciando che inizierà a ridurre gli acquisti obbligazionari di 15 miliardi a partire dalla fine di novembre, con il governatore Jerome Powell che ha anche rassicurato il mercato sull'inflazione ribadendo che i fattori alla base dei prezzi "sono transitori" e che si normalizzeranno "in pochi mesi".
Dopo le parole di Powell, il mercato ha chiuso a nuovi record facendo intendere di non credere ad un rialzo dei tassi subito dopo la fine del tapering nel giugno 2022, ma ad una transazione più morbida verso un contesto di tassi più alti.
"Il mercato sconta due rialzi dei tassi nel 2022 (il primo a luglio, il secondo a fine anno) mentre il dot plot indica un primo per la fine del 2022", ricordano gli analisti di Renta 4 Banco (MC:RTA4), mentre per gli esperti di Bankinter (MC:BKT) "la Fed ha confermato le scadenze indicate nel precedente incontro, che implicherebbero la fine del tapering a giugno 2022 e l'inizio con possibili rialzi dei tassi nella seconda metà del 2022".
Tuttavia, da Link Securities fanno notare che "nonostante il mercato sconta già due aumenti dei tassi ufficiali nel 2022, Powell ha tacitamente escluso questa opzione, che è servita a sgravare gli investitori azionari". “I tassi potrebbero iniziare a salire una volta completato il tapering, e in questo senso il più rilevante sarà il grado di caducità dell'inflazione e quando saranno risolti i fattori che l'hanno spinta al rialzo (problemi nelle filiere, energia)”, sottolineano ancora da Rent 4.
“La Fed continua a difendere la natura transitoria dell'inflazione, sebbene sia aumentata l'incertezza su quando riprenderà i livelli normalizzati. In ogni caso, ribadisce che l'economia è ancora lontana dall'obiettivo della piena occupazione inclusiva, allo stesso tempo che non osserva aumenti salariali preoccupanti, per cui i rialzi dei tassi dovranno ancora attendere", aggiungono questi analisti.
Le prospettive di PIMCO, invece, rimangono più dovish rispetto del consenso. "Continuiamo a prevedere il primo rialzo dei tassi da parte della Fed dopo la pandemia nel primo trimestre del 2023, ma notiamo che ci sono alcuni rischi che propendono per un'azione precoce", avvertono gli economisti.
“Per quanto riguarda la successiva traiettoria dei rialzi dei tassi, in vari scenari la nostra previsione media è tra 1/1,5% al di sotto di quanto i mercati stanno valutando per la fine del 2023. La sensibilità dei mercati finanziari all'aumento dei tassi di interesse potrebbe ancora una volta impedire alle banche centrali dall'allontanarsi significativamente dai livelli intorno allo 0”, concludono.