MILANO (Reuters) - L'aumento del saldo debitorio Target2 dell'Italia sembra essersi interrotto a metà giugno, dopo il netto peggioramento registrato nella prima parte del mese e in maggio.
Lo scrive Banca d'Italia nel terzo Bollettino economico del 2018, pubblicato oggi pomeriggio, a pochi giorni dalla diffusione degli ultimi dati sul debito Target2 del paese.
In giugno le passività dell'Italia sul sistema di pagamento dell'Eurosistema si sono portate al massimo storico di oltre 480 miliardi di euro, dopo essere salite in maggio di quasi 40 miliardi al precedente record di circa 465 miliardi.
Bankitalia ricorda che la posizione debitoria dell'Italia è rimasta "relativamente stabile" tra gennaio ed aprile di quest'anno, per poi ampliarsi nei due mesi successivi, anche se, rileva, "il saldo è rimasto stabile dalla metà di giugno".
"Dal lato della creazione di base monetaria, all'ampliamento ha corrisposto una riduzione della liquidità in eccesso detenuta nel nostro paese, che si è concentrata in particolare nei giorni di maggiore volatilità del mercato dei titoli di Stato" si legge nel Bollettino.
Bankitalia sottolinea comunque che al peggioramento del saldo Target2 ha contribuito anche "la concentrazione stagionale di scadenze di titoli di Stato per importi elevati".
In base ai dati del Tesoro, in giugno sono giunti a scadenza titoli di Stato per 31,5 miliardi complessivi (Bot compresi); le emissioni di nuovi titoli con regolamento nello stesso mese sono ammontate a poco meno di 30 miliardi.
ACQUISTI DA ESTERI
Passando all'analisi dei dati di bilancia dei pagamenti (disponibili fino ad aprile), il Bollettino spiega che nei primi quattro mesi del 2018 gli investitori esteri hanno effettuato acquisti netti di titoli di portafoglio italiani per 38,1 miliardi, concentrati nei titoli pubblici: per questi ultimi il saldo sui quattro mesi è positivo per 40,1 miliardi.
Bankitalia prosegue rilevando che dal lato delle attività, sempre nel periodo gennaio-aprile, sono continuati gli acquisti di titoli di portafoglio esteri da parte di investitori residenti in Italia, per 40,6 miliardi: di tale cifra circa il 60% è andato in quote di fondi, il resto in strumenti di debito.
In particolare, gli acquisti di quote di fondi comuni sono riconducibili soprattutto a famiglie, compagnie di assicurazione, fondi pensione e altri intermediari finanziari, mentre quelli in titoli di debito in prevalenza a gruppi bancari.