di Elvira Pollina e Valentina Consiglio
MILANO/ROMA (Reuters) - L'andamento decisamente migliore delle attese registrato dalla produzione industriale italiana nel mese di novembre offre supporto al Pil nell'ultimo trimestre del 2016, anno in cui l'economia italiana potrebbe aver sfiorato una crescita di 1%.
La produzione ha segnato un aumento di 0,7% su mese dopo +0,1% di ottobre, dato rivisto al rialzo dalla variazione nulla indicata inizialmente. La mediana delle attese degli analisti prospettava per novembre una crescita di 0,3% su base mensile.
Superiore alle stime (+2%) anche la variazione a perimetro annuo, pari a +3,2% dopo +1,3% di ottobre. Nella media dei primi undici mesi dell'anno la crescita è stata di 1,3% rispetto allo stesso periodo del 2015.
"A questo punto, anche immaginando una correzione congiunturale appena oltre l'1% a dicembre, l'ultimo trimestre si chiuderebbe con una stabilizzazione o una crescita marginale della produzione", commenta Loredana Federico, economista di UniCredit (MI:CRDI), secondo cui il dato odierno è in buona parte ascrivibile ad un'accelerazione della domanda estera, soprattutto extra Ue.
Ed in questo senso gioca a favore il recente deprezzamento dell'euro, per effetto delle politiche monetarie espansive della Banca centrale europea, mentre Federal Reserve sembra ormai aver intrapreso la strada di una graduale rialzo dei tassi.
"Il cambio è sicuramente un fattore che sta a giocando a favore del made in Italy, in un contesto in cui le pressioni sui salari sono sotto controllo", comemnta Paolo Pizzoli, economista di Ing.
Il rischio che l'ultima frazione dell'anno potesse evidenziare un assestamento dell'industria dopo la solida perfomance nei mesi estivi -- nel terzo trimestre la produzione ha segnato un'espansione di 1,3% congiunturale -- appare dunque scongiurato ed è verosimile che il settore possa aver contribuito positivamente all'andamento del Pil negli ultimi tre mesi del 2016.
Già prima del dato odierno gli economisti avevano segnalato la possibilità -- a questo punto rafforzatasi -- di archiviare l'anno con un incremento del Pil di 0,9%, oltre il target di 0,8% indicato dal governo nell'ultima nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che aveva mandato in soffitta l'obiettivo di un Pil in crescita di 1,2%.
A seguito dei numeri odierni, Barclays (LON:BARC) ha rivisto al rialzo la stima di Pil nel quarto trimestre, portandola a +0,2%, con rischi verso l'alto, da +0,1%% della precedente proiezione.
Tornando all'industria, i numeri italiani si inseriscono in un contesto che appare complessivamente positivo per il settore a livello globale.
Nella zona euro, in particolare, a novembre la produzione industriale è cresciuta di 1,5% su mese, ben oltre le attese (+0,5%) e le indagini del settore suggeriscono una prosecuzione della fase espansiva a dicembre.
2017 TRA INCOGNITE E CONTINUITA'
Il 2017 inizia dunque con buoni auspici, anche se non mancano le incognite, di natura essenzialmente politica, che potrebbero pregiudicare una ripresa più sostenuta degli investimenti.
Dopo la caduta del governo guidato da Matteo Renzi, a seguito della sconfitta al referendum costituzionale, l'Italia potrebbe tornare al voto nei prossimi mesi, aggiungendosi così a Francia e Germania, in una fase politica di crescente consenso per le forze euroscettiche e anti-establishment.
Quest'anno, inoltre, si dispiegheranno gli effetti dei due grandi sconvolgimenti politici che hanno contraddistinto l'anno scorso, ovvero la Brexit e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa.
"Al netto del rischio politico - che peraltro è sempre presente - al momento il 2017 si prefigura un anno molto simile dal punto di vista dei fondamentali a quello che si è appena chiuso", sintetizza Pizzoli.
Secondo Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo (MI:ISP), l'obiettivo di crescita del Pil fissato dal governo per quest'anno non è impossibile da raggiungere.
"Ci attendiamo, rispetto all'anno, passato una diversa composizione della domanda con una minore spinta di quella domestica e dai consumi in particolare, compensata dal venire meno del freno rappresentato negli ultimi due anni da commercio estero e scorte", scrive in una nota.