(Reuters) - Le cordate interessate all'acquisizione di Ilva, principale gruppo siderurgico italiano, sono due: da una parte il tandem composto da ArcelorMittal e dal gruppo Marcegaglia e dall'altra AcciaItalia, alleanza formata da Cassa Depositi e Prestiti al 44,5%, Delfin al 33,3% e Arvedi al 22,2%. La comunicazione è arrivata, con note separate, da parte di entrambi i gruppi dopo la scadenza del termine per le offerte previsto per oggi a mezzogiorno, ed è stata successivamente confermata in una nota dai commissari straordinari di Ilva.
"I commissari comunicheranno al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, la presentazione dei Piani Ambientali per l’esame preliminare da parte del Comitato degli Esperti", si legge nella breve nota.
"Il Comitato dovrà entro 120 giorni completare l’esame dei Piani, al termine del quale i Commissari negozieranno con i proponenti il contratto definitivo. Le buste con le offerte economiche ed il Piano Industriale, presentate dai due raggruppamenti, sono state segretate e non saranno aperte fino al termine dell’esame ambientale", aggiunge.
Arcelor e Marcegaglia vedono una produzione di acciaio a oltre 6 milioni di tonnellate annue entro il 2020 e prevedono una spesa importante per rafforzare la capacità degli impianti. Un'altra fonte ha riferito a Reuters che la cordata di cui fa parte anche una controllata del gruppo Bolloré ha presentato un'offerta per rilevare la società Servizi Marittimi e l'intera logistica del gruppo Ilva. Saga, società del gruppo Bolloré logistics, ha presentato una proposta insieme a Ionian Shipping Consortium (Isc) e a Multi Marine Services (Mms), con cui ha dato vita alla newco Siderlog. Non si tratta di un'offerta direttamente vincolante, ha detto la fonte. La newco si candida alla gestione della logistica di tutto il gruppo Ilva, "ma solo in associazione alla cordata aggiudicatrice". "Servizi Marittimi, da tutte le analisi compiute, non può essere scorporata dal resto della struttura aziendale", ha detto la fonte.
Della cordata AcciaItalia faceva parte fino a un certo punto anche la società turca Erdemir che poi ha deciso di smarcarsi. Secondo quanto riferito da una fonte l'altro ieri, la cordata ha a messo sul piatto un impegno finanziario complessivo "compreso tra 500 milioni e meno di un miliardo".
Nei giorni scorsi Arvedi, manager lombardo dell'acciaio, ha detto di puntare a costituire una società nazionale dell'acciaio che integri i vari stabilimenti e che sia possibilmente quotata in borsa, con una produzione annua che arrivi a 12 milioni di tonnellate di acciaio.
Nel 2015 Ilva ha prodotto circa 4,5 milioni di tonnellate, Arvedi 4 milioni. Per ridurre l'inquinamento e l'emissione di CO2, Arvedi ha proposto di ristrutturate l'impianto di Taranto utilizzando il gas al posto del carbone per almeno metà della produzione. Ma per questo, ha detto, servirebbe che il prezzo del gas calasse a 10 centesimi al metro cubo, contro gli attuali 20 circa. Perché avvenga, servirebbe far arrivare anche a Taranto il Tap (il nuovo gasdotto europeo che dovrebbe giungere sulle coste pugliesi nel 2020) e comunque acquistare gas a buon mercato nel Mediterraneo.
In un decreto del 31 maggio, il governo ha sancito che le offerte economiche saranno valutate solo sulla base di piani ambientali considerati ammissibili, anche grazie a una perizia indipendente, con una procedura che durerà almeno 6 mesi.
In base a un precedente decreto, la scelta dell'acquirente avrebbe dovuto avvenire invece entro la fine di giugno.
Ilva è al centro di un processo per disastro ambientale per le emissioni inquinanti dell'impianto di Taranto, che nel corso degli anni avrebbero provocato alcune centinaia di morti. (Massimiliano Di Giorgio)