Investing.com - Con i mercati del greggio chiusi questo lunedì e dopo l’impennata del 50% registrata nel 2016, gli investitori si preparano a seguire gli sviluppi sul rispetto dell’accordo sui tagli della produzione siglato tra paesi OPEC e non-OPEC.
I future del greggio hanno chiuso l’ultima seduta del 2016 con un lieve ribasso, tuttavia, hanno segnato il maggior aumento su base annua dal 2009, sulla scia dell’accordo volto a sostenere il prezzo del greggio e ad intervenire sul problema delle scorte globali.
L’OPEC vedrà un taglio della produzione pari a 1,2 milioni di barili al giorno dal 1° gennaio 2017, il primo accordo del genere dal 2008.
L’accordo vedrà i produttori non-OPEC, con a capo la Russia, tagliare la produzione di 558.000 barili al giorno, a partire dal 1° gennaio 2017.
La riduzione totale rappresenta il 2% della produzione globale.
Da 110 dollari al barile nel 2014, i prezzi del greggio sono crollati a febbraio al minimo di 13 anni di circa 26 dollari al barile, per poi recuperare negli ultimi mesi grazie all’intervento dei paesi produttori di petrolio per limitare la produzione.
Il greggio Brent ha chiuso il 2016 con un aumento annuo del 52%, mentre il greggio U.S.A. ha segnato un aumento annuo del 45%.
I mercati restano scettici sul rispetto dell’accordo
Tuttavia, alcuni investitori restano scettici sull’effettiva implementazione dell’accordo.
Mosca ha promesso un taglio di 300.000 barili al giorno dei 558.000 previsti per i produttori non Opec.
Tuttavia la Russia ha indicato di aver previsto una riduzione di 200.000 barili al giorno entro marzo con una ulteriore riduzione di 100.000 a partire da giugno.
Inoltre, si teme un aumento della produzione in Libia e Nigeria, che sono autorizzate ad aumentare la produzione.
Molti analisti si interrogano su che percentuale dell’accordo verrà realmente implementata.
JP Morgan e Goldman Sachs hanno rispettivamente indicato una percentuale dell’80% dell’84%.
JP Morgan indica “temiamo che nel secondo semestre ci sia la possibilità che l’accordo venga minato dal non totale rispetto da parte dei produttori”.
Secondo Goldman la previsione inferiore al 100% è data dal fatto che il “rispetto dei tagli alla produzione da parte dei paesi che non fanno parte del golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain e Oman) è sempre stato scarso”.
Nel breve termine gli investitori dovranno attendere il primo vertice del comitato tecnico di monitorare all’andamento dell’accordo.
Nonostante il segretario generale del’OPEC Mohammed Barkindo anche indicato per tale vertice la data del 13 gennaio, il ministro del petrolio del Kuwait Issam Al-Marzouq ha indicato che il primo vertice si terrà più in là.
Secondo quanto dichiarato dal ministro del petrolio del Kuwait, Essam Al-Marzouq, una commissione formata da membri OPEC e non-OPEC si riunirà il 21-22 gennaio per valutare l’andamento del mercato ed il rispetto dell’accordo.
Robert Boslego, fondatore del Boslego Risk Services, dichiarato in una sua analisi che “ tra qualche settimana, all’incirca quando Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca, uscirà capire quanto effettivamente sia stata ridotta la produzione”.
“I tagli annunciati dovranno iniziare questo mese”, ha dichiarato aggiungendo che se la Russia non dovesse iniziare, sarà improbabile che gli altri membri non Opec inizino.
Occhi puntati sul petrolio di scisto USA
Intanto, gli occhi restano puntati sull’aumento dell’attività di estrazione negli USA. Secondo Baker Hughes, il numero degli impianti di trivellazione attivi negli Stati Uniti la scorsa settimana è salito di 2 unità a 525, il nono aumento settimanale consecutivo ed il massimo di quasi un anno.
Secondo alcuni analisti, la recente impennata dei prezzi potrebbe incoraggiare i produttori di scisto a produrre di più, alimentando ulteriormente il problema dell’eccesso di scorte.
Secondo Standard & Poor’s “finché i prezzi saliranno ma produzione di scisto usa potrebbe salire e portare prezzi del greggio sopra i 60 dollari”.
Secondo Ellen R. Wald, Ph.D, esperta nel settore degli energetici, il prezzo del greggio si stabilizzerà nel 2017, poiché l’OPEC “ ancora una volta sta dicendo le cosa giuste e sta lavorando in maniera coordinata per limitare la produzione far salire i prezzi”.
“I tagli alla produzione OPEC potrebbero non essere implementati totalmente e potrebbero non durare così a lungo, potrebbe esserci una certa incertezza sulla cooperazione dei produttori non OPEC, ma la direzione è quella giusta per limitare la produzione in maniera coordinata” ha aggiunto Ellen R. Wald.