Di Alessandro Albano
Investing.com - I future indicano una seduta positiva per i principali listini di Wall Street, in una fase che resta ribassista per i mercati azionari a causa del contesto inflazionistico (ai massimi da 40 anni in Usa) e dei tassi d'interesse.
Al momento, dopo il -2,6% delle vigilia i future sul Nasdaq sono in rialzo di 50 punti, i future Dow Jones sono in positivo di 80 punti, mentre per lo S&P 500 è previsto un aumento di 15 punti, con Future sul S&P 500 VIX in area 23 (livelli di metà dicembre).
Nonostante il leggero tentativo di rimbalzo degli indici azionari, resta alta la pressione sui titoli di Stato sulle scommesse degli investitori per diversi aumenti dei tassi d'interesse Fed nel corso del 2022. Un aumento dell'intervallo dei fondi federali è ormai scontato per la riunione del 16 marzo, ma aumentano le possibilità di un rialzo di 50 punti base (il più ampio in oltre 20 anni), come suggerito dai futures CME sui Fed funds.
Il titolo Usa 10 anni resta in area 1,9% dopo la fiammata osservata durante la notte, con il benchmark degli Stati Uniti aumentato in termini di rendimento di 37 punti base (il rialzo mensile più ampio dal novembre 2016), mentre il titolo a 2 anni è direzionato verso l'1,1% (massimi da gennaio 2020).
"Non solo potremmo assistere al primo aumento dei tassi a marzo - aggiungono da Oanda - ma potrebbe essere di 50 punti base, il più grande aumento degli ultimi 20 anni. Sarebbe uno scenario lontano anni luce da dove i mercati e la Fed erano posizionati solo pochi mesi fa. Se i mercati iniziano a prezzare seriamente uno scenario simile, potremmo vedere molti ribassi per l'azionario".
Contesto europeo
L'effetto statunitense si è fatto sentire anche in Europa, dove il titolo tedesco a 10 anni ha superato lo 0% per la prima volta dal 2019 anche in seguito ai dati sull'inflazione tedesca, accelerata ai massimi in 30 anni al +5,3% YoY nel mese dicembre. I numeri tedeschi si uniscono al contesto dei prezzi del Regno Unito, dove l'IPC annuale ha toccato il +5,4% a dicembre, il tasso più elevato dal 1992.
I rialzi dei tassi obbligazionari sono stati osservati anche sui debiti degli altri Stati membri, con titolo francese 10y allo 0,4% e Btp decennale all'1,44% dopo i picchi giornalieri dell'1,44% sullo sfondo delle elezioni presidenziali.
"L'inflazione colpisce chi ha aspettative più alte"
I rendimenti obbligazionari pubblici, spiega ad Investing.com Guido Gennaccari, founder di Trading Room Roma, si muovono su tre variabili: "solvibilità del paese, aspettative di inflazione, andamento della valuta". La pendenza della curva, invece, fornisce informazioni "su eventuali recessioni (inversione) o serve ad individuare le manovre delle banche centrali in base all’andamento della parte “corta” e “lunga” nel tempo".
Secondo l'esperto, l’inflazione "da pandemia" colpisce maggiormente "i rendimenti dei paesi con aspettative d'inflazione più alte (vedi Germania con Bund tornato positivo, non accadeva dal 2019, mentre inflazione Usa al 7%) o quelli con valuta debole, soprattutto paesi emergenti".
"I 'PIIGS', come l’Italia che registra un rimbalzo della crescita del pil dai minimi 2020 maggiore delle aspettative inflazionistiche, registrano ancora valori dei rendimenti del debito sovrano sotto i livelli dei massimi covid", afferma Gennaccari.
"La situazione italiana fa meno paura, perché la Pne (posizione netta con l'estero in termini di Pil), resta al 6%", e l’impatto degli ingenti interventi fiscali (NG e PNRR) e monetari (Bce) europei "hanno protetto maggiormente i paesi mediterranei dal rialzo dei rendimenti".
"Se si considerano invece i rendimenti reali molti sono negativi a livello globale, e il pericolo da tassi per i mercati potrebbe venire dai paesi emergenti, Brasile, Russia e Turchia in primis, mentre la paura per la Cina potrebbe manifestarsi nei fatti solo nel 2023. Attenzione a cosa accadrà nei paesi europei non euro che hanno già iniziato ad alzare i tassi", sottolinea il fondatore di TRR.