Di Alessandro Albano
Investing.com - Si è spenta un fretta l'euforia per la lettura dell'inflazione Usa di marzo, con Nasdaq e S&P 500 che hanno perso lo 0,4% e lo 0,9% complici anche i verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve.
Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, l'IPC su base annuale ha evidenziato un rialzo del 5%, minore rispetto alle attese del mercato fissate al 5,2% (a febbraio +6%), registrando la crescita dei prezzi più bassa dal maggio 2021.
Ma è la componente core - che esclude cibo ed energia - a dare più preoccupazioni visto che ha mostrato una crescita annuale del 5,6% (a febbraio +5,5%), e dello 0,4% mensile, stesso livello delle attese (a febbraio +0,5% m/m).
"Il report sull'inflazione ha presentato molti segnali contrastanti", ha scritto in una nota Edward Moya, analista del broker londinese Oanda, sottolineando come l'inflazione sia "ancora troppo alta" e con le scommesse sul taglio dei tassi che "sono ancora aggressivamente prezzate dai mercati".
"Inoltre, gli investitori potrebbero non voler entrare in fase di accumulo sulle azioni prima che le grandi banche diano il via alla stagione degli utili questa venerdì" ha aggiunto.
L'esperto ha poi precisato che se da una parte l'inflazione complessiva sta scendendo, "è la misura dell'inflazione preferita da Powell, i servizi core al netto delle abitazioni, ad essere ancora troppo elevata, con un aumento dello 0,4% rispetto allo 0,5% di febbraio".
Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, ritiene invece che i dati sulle pressioni inflazionistiche abbiano mostrato "un miglioramento significativo" e "un rallentamento superiore alle attese (per headline)".
"Sono dati che portano argomentazioni per i membri più dovish della commissione operativa della FED, il FOMC, per rivedere le strategie monetarie e interrompere il processo di rialzo dei tassi di interesse", ha scritto, aggiungendo che "le cifre macroeconomiche spingono così le autorità monetarie a fermare gli aumenti del costo del denaro".
Secondo Diodovich, tuttavia, l’interruzione non sarà nel prossimo meeting di maggio ma in quello successivo: "Riteniamo, infatti, che la FED possa propendere, almeno per la prossima riunione di maggio, verso un nuovo rialzo del costo del denaro di 25 punti base portando i tassi di riferimento al 5%-5,25%, sulla scia della persistenza dell’inflazione core su livelli elevati. Nel comunicato e in conferenza stampa Jerome Powell utilizzerà toni molto accomodanti, aprendo le porte a un cambiamento di politica monetaria".
Wall Street vuole che la Fed finisca la sua campagna di rialzo dei tassi, ma con l'inflazione core non ancora vicina all'obiettivo, potrebbe essere necessario spingere sui tassi, con i trader che dall'altra parte stanno prezzando al 30% circa di possibilità di uno stop sui tassi da parte di Powell con target che verrebbe mantenuto al livello attuale del 4,75%-5% (si veda il Fed rate monitor di Investing.com).
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