Investing.com - I prezzi dell’oro sono in calo lunedì, estendendo tre settimane di perdite, mentre le forti letture sull’inflazione hanno fatto aumentare il dollaro e le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed; intanto, i timori di un default del debito statunitense si sono attenuati.
Nel fine settimana i legislatori statunitensi hanno dichiarato di aver raggiunto un accordo “di massima” per aumentare il limite di spesa degli Stati Uniti per due anni, scongiurando potenzialmente un default prima della scadenza di giugno.
La notizia ha contribuito ad attenuare i timori di una possibile diffusa perturbazione economica derivante da un default degli Stati Uniti, stimolando i guadagni degli asset orientati al rischio. Questo ha a sua volta pesato sull’oro, che di solito funge da bene rifugio in tempi di difficoltà economiche.
Il metallo giallo ha anche dovuto affrontare una maggiore pressione da parte di un dollaro più forte e da una rinnovata attenzione verso la Fed, dato che i dati di venerdì hanno mostrato che l’indice della spesa per consumi personali (l’indicatore dell’inflazione preferito dalla Fed) è salito più del previsto in aprile, indicando condizioni inflazionistiche persistenti nel paese.
L’oro spot è sceso dello 0,2% a 1.942,24 dollari l’oncia, mentre i future dell’oro con scadenza ad agosto sono scesi dello 0,2% a 1.959,85 dollari l’oncia al momento della scrittura. Entrambi gli strumenti sono stati scambiati vicino ai minimi di due mesi dopo essere crollati dai massimi storici toccati a maggio.
Il dollaro si è rafforzato ulteriormente, superando i massimi di due mesi toccati la scorsa settimana lunedì, e ha messo sotto pressione i prezzi dei metalli, mentre i mercati hanno iniziato a posizionarsi per un rialzo di 25 punti base da parte della Fed a giugno. I prezzi dei future sui Fed Fund mostrano che i mercati valutano quasi il 65% di possibilità di un rialzo a giugno, una netta inversione di tendenza rispetto al sentimento visto la scorsa settimana.
La prospettiva di un aumento dei tassi di interesse è di cattivo auspicio per gli asset non remunerativi come l’oro, dato che aumenta il costo opportunità di detenere tali asset.
Nel corso della riunione di maggio, la Fed aveva segnalato un approccio ai futuri rialzi dei tassi basato sui dati. Con l’inflazione apparentemente in aumento fino ad aprile, la banca centrale potrebbe ora prendere in considerazione ulteriori rialzi.
L’allentamento dei rischi economici derivanti da un potenziale default del debito dà inoltre alla banca centrale più spazio per continuare ad aumentare i tassi, presentando una prospettiva debole per l’oro nel breve termine.
Poco mossi gli altri metalli preziosi: i future del platino sono scesi dello 0,1%, mentre l’argento è salito dello 0,2%.
Tra i metalli industriali, i prezzi del rame hanno oscillato sopra i minimi di sette mesi dopo aver segnato un forte rimbalzo nelle ultime due sedute. Ma le prospettive per il metallo rosso sono rimaste negative a causa del peggioramento delle condizioni produttive globali e del potenziale indebolimento della domanda nel principale mercato cinese.
I future del rame sono rimasti invariati a 3,6733 dollari la libbra.