LONDRA (Reuters) - Il dollaro è in frazionale rialzo dopo aver archiviato il peggior primo mese dell'anno degli ultimi tre decenni sui timori che gli Stati Uniti stiano per abbandonare la politica ventennale del "dollaro forte".
In gennaio, il biglietto verde ha ceduto il 2,6% nei confronti di un paniere di divise, nel peggior avvio d'anno dal 1987, penalizzato in primo luogo dai timori su politiche protezionisitiche da parte di Donald Trump e poi sulle preoccupazioni che la nuova amministrazione sia pronta a favorire il deprezzamento del cambio.
Timori, questi ultimi, che si sono acuiti ieri quando Peter Navarro, uno dei consiglieri del neo-presidente, ha detto che l'euro è "esageratamente sottovalutato", facendo salire la divisa unica oltre 1,08 sul dollaro per la prima volta da inizio dicembre e spingendo l'indice sul dollaro in calo di circa l'1% al minimo di sette settimane.
Le dichiarazioni di Navarro sono state ribadite dallo stesso Trump, secondo cui "tutti gli altri Paesi vivono sulla svalutazione" mentre gli Stati uniti "se ne stanno immobili come un branco di inetti".
"Finora sta mettendo in pratica quello di cui ha parlato e ci potrebbe essere un po' di nervosismo per il fatto che prende decisioni, contrariamente a quanto qualcuno si poteva aspettare", spiega la strategist per il mercato valutario di Commerzbank, Esther Reichelt, da Francoforte. "Quindi si potrebbe diffondere il timore che si possa giungere a uno scontro con la Fed".
Secondo la strategist, il mercato dovrebbe tuttavia restare piuttosto calmo in seduta in attesa della conclusione del meeting della Federal Reserve di stasera da cui non ci sia aspettano decisioni sui tassi ma dettagli sullo stato di salute dell'economia americana.