ROMA (Reuters) - La Corte costituzionale ha bocciato il mancato adeguando all'inflazione per gli assegni pensionistici superiori a 1.500 euro nel biennio 2012-2013, aprendo un 'buco' nelle casse dello Stato di circa 5 miliardi.
"L'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio", si legge nella sentenza pubblicata oggi.
Una fonte del Tesoro ha detto a Reuters che "il tema è all'attenzione del ministero; si stanno studiando le implicazioni legali e le conseguenze in bilancio della sentenza".
Il vice ministro dell'Economia Enrico Morando si spinge più in là: "Il nodo è che quel blocco deve essere interamente superato, determinando, sembrerebbe, conseguenze di tipo strutturale sul bilancio che riguardano anche tutti gli anni dopo il 2013", ha dichiarato a un sito lasciando intendere un peso sui bilanci superiore ai 5 miliardi.
La manovra 'salva Italia', varata dal governo di Mario Monti il 6 dicembre 2011, riconosce per gli anni 2012 e 2013 la rivalutazione dell'assegno "esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo Inps".
L'impatto in bilancio della sentenza, stando alla relazione tecnica a suo tempo depositata in Parlamento dalla Ragioneria generale dello Stato, ammonta a circa 5 miliardi.
(Giuseppe Fonte)
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