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Migranti, governo vara riduzione tempi asilo, centri per rimpatrio

Pubblicato 10.02.2017, 16:40
Aggiornato 10.02.2017, 16:50
© Reuters.  Migranti, governo vara riduzione tempi asilo, centri per rimpatrio

ROMA (Reuters) - Il governo ha varato oggi un decreto legge che mira a ridurre i tempi di riconoscimento del diritto di asilo per i rifugiati, oggi in media di due anni, e istituisce centri permanenti di rimpatrio per coloro che non hanno diritto a restare in Italia.

"Vogliamo abbattere drasticamente i tempi del riconoscimento del diritto di asilo, tempi che difficilmente si conciliano sia con l'esigenza del richiedente asilo, sia con le esigenze della comunità", ha detto il ministro dell'Interno Marco Minniti.

La riduzione dei tempi delle procedure avverrà principalmente attraverso la soppressione del secondo grado di giudizio, mentre resterà la possibilità di fare ricorso in Cassazione da parte dei migranti cui sarà negato il diritto di asilo, ha spiegato il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Questa soluzione, ha spiegato il Guardasigilli, "non indebolisce le garanzie" per i richiedenti asilo, perché il colloquio davanti alle commissioni sarà filmato e resterà come documentazione ulteriore per il giudizio dei magistrati.

Le commissioni saranno rafforzate con l'assunzione di 250 nuovi specialisti, mentre in 14 tribunali ordinari saranno create sezioni specializzate sul diritto d'asilo, con la possibilità di destinare altri giudici ai tribunali più oberati.

In attesa di conoscere il responso, i richiedenti asilo potranno svolgere lavori socialmente utili su base gratuita e volontaria nei Comuni interessati, ha detto Minniti.

I centri di accoglienza saranno di dimensioni ridotte e più diffusi sui territori, e i singoli servizi prestati, come la mensa o l'alloggiamento, verranno suddivisi in diversi appalti, anche per evitare scandali come quelli degli ultimi anni su presunti episodi di corruzione e malversazione.

I migranti che non avranno diritto all'asilo saranno trasferiti in Centri permanenti di rimpatrio (Cpr), previsti in uno per Regione per un massimo di 1.600 posti complessivi, in attesa di essere trasferiti nei paesi da cui provengono.

Questo resta uno dei punti più delicati perché spesso la lentezza e la scarsa praticabilità dei rimpatri forzati dipendono dalla mancanza di documenti dei migranti e dalle difficoltà dei presunti paesi di provenienza a riprenderli.

Ma il governo è fiducioso di poter continuare sulla strada degli accordi di cooperazione coi singoli paesi, come avvenuto recentemente con Niger e Tunisia, e anche sull'intesa raggiunta con la Libia per il trattenimento dei migranti. Oltre a puntare sull'aumento dei rimpatri, per cui il Viminale ha raddoppiato il budget, senza però fornire cifre.

(Massimiliano Di Giorgio)

((Redazione Roma, 06 +390685224380, fax +39068540860, massimiliano.digiorgio@thomsonreuters.com))

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