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Ocse: riforma Costituzione sarebbe passo avanti, crescita resta moderata

Pubblicato 28.11.2016, 12:12
© Reuters.  Ocse: riforma Costituzione sarebbe passo avanti, crescita resta moderata

di Elvira Pollina

MILANO (Reuters) - La riforma costituzionale -- sui cui gli italiani sono chiamati ad esprimersi al referendum di domenica prossima -- rappresenterebbe un "ulteriore passo avanti" nel percorso di riforme strutturali intrapreso dal Paese, la cui prosecuzione resta "fondamentale per migliorare la qualità della vita di tutti gli italiani".

E' il parere contenuto nell'Economic Outlook, documento a cura dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che vede per l'anno prossimo ed il successivo il proseguimento della moderata ripresa intrapresa dall'economia dopo la crisi.

La modifica al testo costituzionale, che prevede -- tra l'altro -- il ridimensionamento del ruolo e dei numeri del Senato, "snellirebbe il processo legislativo e chiarirebbe la divisione delle responsabilità di governo centrale ed enti locali, che ha frenato gli investimenti pubblici e privati" e "migliorerebbe la governance economica e politica", scrive l'organizzazione parigina.

L'Ocse non si sbilancia nel tratteggiare scenari in caso di bocciatura del testo al referendum, vero banco di prova per il governo guidato da Matteo Renzi, impegnato in una dura campagna per recuperare lo svantaggio nei sondaggi che, prima della entrata in vigore del divieto previsto dalla legge davano in vantaggio il fronte contrario alla riforma.

Traspare d'altra parte una valutazione positiva dell'azione dell'esecutivo, per quanto riguarda sia gli effetti della riforma del mercato del lavoro sia l'orientamento di bilancio, al centro di dubbi da parte della Commissione europea, che invece l'organizzazione parigina definisce "appropriato".

Di più: l'Ocse sollecita l'Italia ad utilizzare i risparmi nella spesa per interessi - effetto positivo della politica espansiva della Bce - per ripristinare gli investimenti pubblici, al minimo da 25 anni.

"Aumentare il livello degli investimenti pubblici -- si legge -- farebbe accelerare la crescita e contribuirebbe a far ridurre la proporzione del debito". Una sponda, dunque, agli argomenti utilizzati dal premier italiano contro chi a Bruxelles e Berlino chiede un maggiore rigore nei conti pubblici.

Venendo ai numeri, per quest'anno l'Ocse conferma una stima di crescita di 0,8% per l'economia, mentre rispetto alla proiezioni di settembre l'attesa per l'anno prossimo passa a 0,9% da 0,8%. Lievemente più ottimista il governo, che ha come target +1%, raggiungibile, secondo l'organismo guidato da Angel Gurria, solo nel 2018.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione - risalito a settembre all'11,7% -- dovrebbe attestarsi a 11,5% nella media del 2016, per poi scendere all'11% l'anno prossimo.

Sul fronte dei conti pubblici, per quest'anno il rapporto deficit/Pil è indicato in discesa al 2,4% (2,3% la stima del governo) da 2,6% del 2015. La previsione dell'Ocse è che il disavanzo resti stabile al 2,4% del Pil l'anno prossimo e il successivo.

Sul capitolo debito, lo scenario tratteggiato è di sostanziale stabilizzazione: quest'anno è visto al 132,1%, contro 132,8% previsto a giugno. Nel 2017 dovrebbe osservarsi una lieve risalita a 132,3% (131,9% la stima di giugno) e poi una nuova marginale discesa a 132,0%.

Non mancano le incertezze, in testa quella legata alla situazione delle banche, ancora alle prese con un elevato stock di sofferenze e dunque particolarmente vulnerabili ad un eventuale aggravamento della nuova fase di turbolenza sui mercati dell'area euro, che potrebbe portare a un aumento degli spread e dei costi di finanziamento.

Effetti negativi potrebbero derivare anche dalla Brexit, da un inasprimento della crisi dei rifugiati e dal rischio di una ondata protezionistica, dopo la vittoria alle presidenziali Usa di Donald Trump, che penalizzerebbe l'export verso i Paesi non Ue.

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