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Procura Milano chiude inchiesta camici, fra indagati governatore Fontana

Pubblicato 27.07.2021, 16:13
Aggiornato 27.07.2021, 16:54
© Reuters. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana indossa una maschera protettiva mentre annuncia su Facebook di essersi messo in quarantena dopo che uno dei suoi aiutanti è risultato positivo al coronavirus, in questo fermo immagine tratto da un video sui

(elimina refuso al paragrafo 4: la stazione appaltante della Regione si chiama Aria non Area)

MILANO (Reuters) -La procura di Milano ha fatto notificare oggi l'atto di chiusura dell'inchiesta sul cosiddetto "caso dei camici" in Lombardia che vede fra i principali indagati il presidente della Regione Attilio Fontana e suo cognato, l'imprenditore Andrea Dini.

Lo riferiscono fonti giudiziarie e legali.

L'inchiesta, nella quale risultano indagati anche tre allora dirigenti regionali, ipotizza i reati a vario titolo di frode in pubbliche forniture e l'inadempimento di contratti in pubbliche forniture.

La vicenda riguarda la tentata vendita – nella primavera del 2020 - di un lotto totale di 82.000 camici e altri dispositivi anti Covid dalla società Dama, conosciuta per il marchio di abbigliamento Paul&Shark, di cui è titolare Dini, ad Aria, la stazione appaltante della Regione Lombardia, per 513.000 euro.

La procura, nell'atto di chiusura indagini, sostiene che gli indagati avrebbero messo in piedi una serie di artifici "concordati", trasformando la fornitura in donazione allo scopo di "tutelare l'immagine politica del presidente Fontana" una volta emerso il "conflitto d'interesse" derivante dai rapporti di parentela con il fornitore, che aveva nel frattempo già consegnato 50.000 camici del lotto.

La frode, secondo i pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, sarebbe consistita nel "tentare di simulare" un contratto di donazione dei 50.000 camici già consegnati al posto del reale contratto di vendita precedentemente stipulato.

Sempre secondo la procura, per rimborsare Dini e la sua azienda, partecipata al 10% anche dalla moglie di Fontana, il governatore regionale si sarebbe accordato con il cognato per versargli 250.000 euro attraverso un bonifico da un conto personale svizzero. Bonifico, scrivono i magistrati, non andato a buon fine "per mancanza di provvista" e di una "idonea giustificazione".

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Un articolato capo di imputazione nel quale "il presidente Fontana non si riconosce per come è stata ricostruita la vicenda", ha dichiarato in una nota l'avvocato Iacopo Pensa, che assiste Fontana.

"La notifica di oggi consentirà di assumere le iniziative previste dalla legge per dare un contributo di chiarezza allo sviluppo dei fatti che così come descritti non corrispondono al vissuto del presidente", conclude la nota.

Anche il legale di Dini, l'avvocato Giuseppe Iannaccone preannuncia, dopo la notifica, un incontro chiarificatore dell'imprenditore con i pm.

"Il mio assistito ha sempre dimostrato buona fede e grande trasparenza - ha detto a Reuters il legale - Mi aspetto che già il contraddittorio con la procura sarà decisivo per evidenziare la sua buona fede e la sua innocenza".

L'atto di chiusura inchiesta è, in genere, il momento che prelude alla presentazione delle richieste di rinvio a giudizio da parte della procura.

Ora però le difese hanno venti giorni di tempo per chiedere che i propri assistiti siano interrogati o per presentare nuovi atti di indagine a loro discarico nell'ottica di una richiesta di archiviazione delle accuse.

(In redazione a Milano Emilio Parodi e Cristina Carlevaro, mailto:emilio.parodi@thomsonreuters.com; +39 02 66129523)

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