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Riforme, governo apre a dilazione in Senato, ma Sel non si fida

Pubblicato 29.07.2014, 14:45
Riforme, governo apre a dilazione in Senato, ma Sel non si fida

ROMA (Reuters) - Il governo accetta di rinviare all'inizio di settembre il voto finale al Senato sulla riforma costituzionale a patto che le opposizioni rinuncino all'ostruzionismo.

Lo ha annunciato oggi il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, ma Sel, il gruppo parlamentare che ha presentato il maggior numero di emendamenti, ha detto che non intende "cedere a ricatti" e chiede al governo un compromesso sui punti contestati della legge prima di levare l'ostruzionismo.

"Ho visto come favorevole la proposta del senatore Vannino Chiti, nell'ottica di calendarizzare in modo diverso" l'esame del provvedimento e avere "i tempi giusti e la possibilità di un punto d'incontro", ha detto Boschi all'aula del Senato.

Chiti, esponente della minoranza interna al Pd contraria ad alcuni punti della riforma, ha proposto di far slittare il voto finale a settembre in cambio dell'impegno di M5s e Sel di ridurre i quasi 8.000 emendamenti al disegno di legge che modifica la Costituzione.

Nel suo intervento Boschi ha sottolineato che "il governo, come sempre, ha la disponibilità a trovare [...] dei punti di apertura e mediazione".

Una conferenza dei capigruppo si terrà alle 14,45 per valutare il da farsi, ma M5s ha già alzato la posta, chiedendo che la discussione riprenda accantonando l'esame dei primi due articoli, quelli più controversi sulla modifica del Senato.

Da parte di Sel, invece, il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni ha detto di ritenere "irricevibile l'argomento del governo 'tagliate gli emendamenti e poi discutiamo'".

"Siamo disposti a ridurre in modo consistente i nostri emendamenti, ma bisogna avere prima risposte precise sui punti da noi indicati", ha aggiunto.

Il Senato si era dato due settimane di tempi contingentati, fino all'8 agosto, per approvare in prima lettura la legge che declassa il Senato a Camera delle autonomie, attribuisce alla sola Camera dei deputati quasi tutta la funzione legislativa, riequilibra il rapporto Stato-Regioni e abolisce il Cnel.

Il progetto è stato condiviso dai leader di Pd e Forza Italia, anche se all'interno dei due schieramenti non sono mancate voci dissidenti, come quella di Chiti. Ieri però si è fatta strada la possibilità di uno slittamento dei tempi in cambio del ritiro del grosso degli emendamenti. Anna Finocchiaro del Pd, relatrice del provvedimento, ha salutato la proposta di slittamento del voto finale, dicendosi disponibile a "lavorare ad ulteriori approfondimenti" e correggere il testo in modo da raccogliere la più ampia condivisione. Per ricompattare il suo partito e ammorbidire Sel, Renzi ha offerto anche la generica promessa di discutere di modifiche alla legge elettorale nei punti più contestati dalla minoranza interna e dai partiti più piccoli - soglie di sbarramento e voto di preferenza - al prossimo passaggio al Senato, anche se questo lo esporrebbe alle critiche di Forza Italia con il concorso della quale la legge ha ottenuto il primo sì di Montecitorio.

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