Con la fine dell’ anno, i tre cambi principi del mercato del Forex non regalano grandi stravolgimenti lasciando un grande interrogativo sull’anno che verrà.
EUR/USD
Il cambio euro dollaro dopo più di mese di forti movimenti laterali, visibilmente dovuti all’attesa estenuante delle riunioni delle due banche centrali (BCE e FED), si affaccia alle ultime due settiamane dell’anno con più dubbi che certezze. La FED ha deciso di alzare i tassi gradulamente in tre tranche da 0,25% e di rallentare l’acquisto dei mutui e di titoli di debito rallentando di fatto il tapering. La BCE al contrario resta ferma sulla sua decisone e non alza i tassi convinta che questo livello di inflazione sia perfettamente sostenibile, scelta anche dovuta al fatto, che la Lagarde voglia favorire la grande crescita di quei paesi che negli ultimi anni hanno faticato a performare. Perciò con l’avvento del 2022 ci si può aspettare un’apprezzamento dell’ euro sul dollaro, questo movimento rialzista che potrebbe iniziare col 2022 potrebbe far vedere il ritorno della moneta unica ad una quota compresa tra 1,15 e 1,17.
GBP/USD
Il cambio sterlina dollaro probabilmente terminerà l’anno con un forte movimento laterale, dovuto all’attesa della riunione della BOE e della FED. Entrambe le banche centrali hanno deciso di alzare i tassi, ammettendo di fatto l’errore di valutazione sull’ipotesi che quest’inflazione fosse transitoria e non strutturale. Con l’avvento del nuovo anno probabilmente ci si può aspettare un rialzo della sterlina sul dollaro, vista la grave crisi inflazionistica che gli USA stanno attraversando. Il rialzo potrebbe attestarsi intorno a quota 1,36/1,38.
USD/JPY
Il cambio dollaro yen potrebbe vedere uno stravolgimento con un apprezzamento della valuta giapponese sullo zio Sam dovuta alla clamorosa e quasi azzardata scelta della BoJ di tenere i tassi al minimo e spingere ulteriormente su misure espansive per sostenere l’economia del Sol Levante. Lo spettro della variante Omicron e di una crisi inflazionstica che sta colpendo pesantemente i cugini europei e americani ad ovest sembra non spaventare il Giappone che scommette su sè stesso e va contro corrente. La scelta di tenere bassi i tassi forse è dovuta al fatto che la crisi inflazionistica dovuta al rincaro delle principali materie prime non riguarda direttamente il Giappone, visto che fonda la sua economia sulle fonti energetiche derivanti dal nucleare. Questa situazione fa sì che il paese asiatico debba fare conto solamente del rincaro dei prezzi dell’industria del tech e non dell’energy. Questa scelta pagherà o sarà una spada di Damocle sulla schiena della BoJ visto che potrebbe minare altamente la sua reputazione.