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AUD spinto dalla ripresa dei prezzi delle materie prime

Pubblicato 01.03.2016, 10:51
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief
Durante la seduta asiatica le valute legate alle materie prime hanno limato i guadagni, grazie al graduale e costante miglioramento del sentiment degli investitori verso le materie prime.

L’Oro continua a salire, con un rialzo dello 0,58% ha raggiunto i 1.245 USD all’oncia, intanto il biglietto verde si è indebolito contro le valute G10.

Anche il palladio ha avuto un’infiammata a Tokyo, il metallo è lievitato dell’1,60%.

Sul mercato delle materie prime, i contratti future sul Minerale di ferro fine 62% Fe CFR sono saliti bruscamente nella notte, sulla scia del taglio del quoziente di riserva della PBoC, intanto i prezzi del Petrolio Greggio continuano a spingere al rialzo. Il greggio West Texas Intermediate ha guadagnato l’1,45%, salendo a 34,24 USD al barile, il suo omologo del Mar del Nord, il greggio Petrolio Brent, è salito dell’1,15%, raggiungendo i 37 USD al barile.

Questo contesto ha costituito un importante contributo positivo per il dollaro australiano; dal minimo di ieri sera, l’AUD/USD ha guadagnato più dell’1%, raggiungendo quota 0,7192 dopo la decisione della RBA di mantenere invariato l’obiettivo del tasso di cassa al minimo storico del 2%. Il comunicato ha rispettato ampiamente le attese, viene considerato addirittura relativamente aggressivo, specialmente se si considerano le prospettive stabili d’inflazione.

L’AUD/USD sta per testare il forte livello di resistenza a 0,7250 (la coppia ha già fallito due volte il test al rialzo). Tuttavia, l’andamento del prezzo suggerisce che la coppia sta perdendo slancio, perché gli operatori iniziano a scontare di nuovo un potenziale rialzo del tasso della Federal Reserve. La coppia sta riprendendo fiato intorno a 0,7180, il rally ha, infatti, perso slancio.

L’altro vincitore in Asia è stato il dollaro neozelandese, il kiwi ha guadagnato lo 0,60% contro il biglietto verde nonostante l’aumento delle aspettative di un taglio del tasso dalla banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ) e il calo dei termini di scambio. La coppia NZD/USD ha iniziato a spingere al rialzo sul finire della seduta asiatica, salendo fino a quota 0,6640 USD.

Come già detto più volte, manteniamo il nostro giudizio ribassista sulla coppia, perché torna in primo piano il tema della divergenza fra le politiche.

Al ribasso, si osserva un supporto a 0,6566 (minimo 29 febbraio) e poi a 0,6547 (minimo 16 febbraio). Per quanto riguarda l’azionario, gran parte dei mercati regionali asiatici ha fatto registrare forti guadagni, guidati dai listini cinesi, spinti a loro volta dal taglio del quoziente di riserva obbligatorio (RRR) deciso dalla PBoC.

L’indice composito di Shanghai ha guadagnato l’1,68%, quello di Shenzhen, ad alto tasso di titoli tecnologici, è lievitato del 2,32%. In Giappone, il Nikkei è salito dello 0,37%, l’STI di Singapore dello 0,21%, mentre il Sensex indiano è balzato del 2,66%.

In Europa, i future sui listini azionari sono negativi in vista dell’odierna pubblicazione dei PMI dell’Eurozona. Oggi gli operatori monitoreranno il PMI manifatturiero in Norvegia; i PMI di Markit in Turchia, Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Brasile e USA; il PMI manifatturiero e le vendite al dettaglio in Svizzera; il tasso di disoccupazione in Germania; il PMI manifatturiero in Sudafrica; il tasso di disoccupazione nell’Eurozona; il sondaggio sui PMI in Danimarca; il PIL in Canada; il PMI manifatturiero e l’indice ISM sui prezzi pagati negli USA.

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