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Azioni USA a livelli record in vista dell’accordo commerciale

Pubblicato 14.01.2020, 17:01
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Lunedì i titoli tecnologici hanno spinto l’S&P500 e il Nasdaq a nuovi massimi: si è, infatti, intensificata la corsa verso l’azionario in vista della firma programmata dell’accordo di fase uno fra USA e Cina e della pubblicazione degli utili riferiti al quarto trimestre delle principali banche USA.

Lo yuan è progredito fino a toccare i livelli massimi da luglio contro il dollaro USA, dopo che la Cina ha pubblicato i primi dati sulle esportazioni positivi da cinque mesi. A dicembre, le esportazioni cinesi sono cresciute del 7,2% e le importazioni del 16,3%, battendo le stime degli analisti. Come ciliegina sulla torta, gli USA hanno annunciato che la Cina “non è più paese manipolatore di valuta”.

L’USDJPY ha sfondato la resistenza a 110 e l’oro ha scambiato a $1535 all’oncia, con i capitali che continuano a riversarsi in asset più rischiosi.

In Asia, l’ASX 200 (+0,85%) ha registrato il progresso maggiore, il Nikkei ha guadagnato lo 0,73% sulla scia dello yen più debole, invece l’Hang Seng (-0,24%) e il Composite di Shanghai (-0,13%) hanno registrato lievi perdite.

I future su FTSE (+0,13%) e DAX (+0,28%) puntano a un avvio positivo martedì, malgrado l’avvio di settimana fiacco.

Lunedì il cable è scivolato sotto la soglia a 1,30, dopo che l’economia britannica ha registrato una contrazione inaspettata, dello 0,3% su base mensile, con la produzione industriale scesa a sorpresa dell’1,2% a novembre. Mentre gli acquirenti si chiedono se livelli inferiori a 1,30 siano interessanti per rafforzare le loro posizioni lunghe, per la sterlina potrebbe diventare sempre più difficile rimanere a galla. Una delle ragioni principali è che i policy maker britannici, fra cui il governatore della BoE Mark Carney, hanno detto agli investitori che potrebbero valutare dei tagli dei tassi se i dati economici rimanessero deboli.

Dagli ultimi dati emerge che, nell’ultimo trimestre del 2019, c’è stato un indebolimento dell’economia britannica: la possibilità di una Brexit senza accordo e le incertezze intorno alle elezioni anticipate hanno pesato sulle attività economiche nel paese. In prospettiva, l’attenzione sarà puntata sul modo in cui i dati economici si adatteranno alla fase post-elettorale, in uno scenario in cui una Brexit senza accordo non rappresenta più una grave minaccia.

A questo proposito, i dati PMI in uscita il 24 gennaio saranno il primo segnale dell’andamento dell’economia britannica dopo l’elezione decisiva di Boris Johnson. Anche se un singolo dato non sarebbe sufficiente a giustificare una corsa verso un taglio prematuro dei tassi, dati deboli potrebbero compromettere seriamente la valutazione della sterlina in vista della riunione della BoE di gennaio.

L’attività dei future SONIA sul CME, che danno un’idea dell’eventualità di un intervento sui tassi, suggerisce che le probabilità di un taglio di 25 punti base alla riunione della BoE del 30 gennaio sono salite al 50% da un valore vicino allo zero all’inizio di questo mese. Ecco perché la chiara svolta accomodante della BoE e le incertezze politiche, dovute soprattutto alla Brexit, potrebbero raffreddare gli entusiasmi degli acquirenti sul mercato della sterlina. Per ora, e in mancanza di segnali di una possibile inversione della flessione economica britannica, la faccenda dei dati deboli probabilmente peserà sulla sterlina britannica.

Altri dati, in arrivo mercoledì, dovrebbero confermare che a dicembre l’inflazione in Gran Bretagna è rimasta invariata, intorno al minimo da tre anni pari all’1,5%, sulla scia di attività al dettaglio e vendite natalizie sottotono per via delle elezioni anticipate e delle incertezze per la Brexit.

Oltreoceano, invece, le cifre sull’inflazione USA potrebbero tracciare un quadro diverso; l’inflazione primaria dovrebbe aver acquisito slancio a dicembre, fino a raggiungere il 2,4% su base annua, livello massimo da più di un anno. Dati solidi riferiti all’inflazione dovrebbero spingere ai margini le colombe della Fed alla riunione del FOMC di gennaio e spianare la strada a un ulteriore recupero del dollaro USA.

Sul fronte societario, Citigroup, JP Morgan (NYSE:JPM) e Wells Fargo oggi dovrebbero pubblicare utili solidi riferiti al T4, nonostante le difficoltà legate a tassi d’interesse più bassi, scarsa volatilità e investimenti contenuti sulla scia del rallentamento dell’economia globale registrato nell’ultimo trimestre. In realtà, tassi a breve più elevati in seguito alle operazioni di mercato aperto della Fed per evitare una crisi di liquidità, il miglioramento della fiducia dei consumatori e della spesa, oltre all’aumento della domanda nel settore immobiliare grazie ai tassi dei mutui più bassi, potrebbero aver dato una spinta agli utili delle principali banche USA nel T4.

Altrove, le previsioni sugli utili sono meno ottimiste; gli analisti prevedono i profitti societari più bassi da tre anni.

Bank of America e Goldman Sachs pubblicheranno i rapporti mercoledì. Giovedì sarà la volta di Netflix (NASDAQ:NFLX).

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