Col tonfo del greggio, a rischio i dividendi delle grandi compagnie petrolifere

Pubblicato 19.03.2020, 10:26

Dopo il recente e rapido crollo del prezzo del greggio, il mondo è improvvisamente drasticamente cambiato per le maggiori compagnie petrolifere negli Stati Uniti e per i loro investitori. Scatenato da quella che sembra la perfetta tempesta geopolitica, la pandemia di coronavirus e la guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, il prossimo pericolo che incombe per le grandi compagnie petrolifere è un taglio dei loro dividendi precedentemente solidi come una roccia.

E, guardando il loro rendimento del dividendo, sembra che il mercato stia già mettendo in conto questa possibilità. Il titolo di Exxon Mobil, crollato del 45% nel mese scorso, e quello di Chevron, con un tonfo del 50%, rendono più del 9%. Exxon ha chiuso la seduta di ieri con un crollo del 10% a 33,12 dollari, mentre Chevron con -22% a 55,05 dollari.

Exxon Mobil Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale di Exxon Mobil

Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa), il colosso anglo-olandese che non taglia i pagamenti agli azionisti dalla Seconda Guerra Mondiale, ha visto il suo dividendo su 12 mesi schizzare al 13% del prezzo attuale del suo titolo. Il titolo è crollato del 57% nelle ultime quattro settimane. BP (NYSE:BP) offre un rendimento del 13,3% dopo che il suo titolo è crollato del 55% da metà febbraio.

E, al momento, non ci sono segnali di una stabilizzazione nell’immediato futuro. I prezzi del greggio hanno accelerato la loro discesa, senza alcun segno di un bottom vicino. Il greggio USA è crollato al minimo di 18 anni ieri, con i governi in tutto il mondo che hanno introdotto nuove restrizioni sui viaggi e la guerra dei prezzi russo-saudita che si è intensificata.

I future West Texas Intermediate, il riferimento USA, sono crollati del 24% a 20,37 dollari al barile, il minimo dal febbraio 2002. Il Brent, il riferimento globale, ha segnato -13% a 24,88 dollari al barile, il minimo dal maggio 2003.

Estremo livello di stress

Sebbene il rendimento dei titoli petroliferi stia già mostrando un estremo livello di stress finanziario, è difficile prevedere quali produttori alla fine sceglieranno la pericolosa strada di tagliare i loro sacri payout, molti dei quali hanno resistito a numerosi ribassi e persino alla crisi finanziaria del 2008.

L’amministratore delegato di Exxon Mobil (NYSE:XOM) Darren Woods ha affermato, durante il giorno degli investitori il 5 marzo, che Exxon resta “fedele ad un affidabile e crescente dividendo”. La compagnia ha aumentato il payout ogni anno negli ultimi 37 anni.

L’amministratore delegato di Chevron Mike Wirth ha ribadito di recente che la compagnia si prepara ad alzare il suo payout annuo per azione per la 33esima volta nel 2020.

Chevron Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale di Chevron

Assumendo che alcuni di questi payout siano sicuri per il momento, la prima grossa azione che questi colossi del petrolio potrebbero adottare per affrontare questo enorme shock del prezzo è seguire il copione del 2014, quando avevano drasticamente ridotto le spese e sospeso i piani di riacquisto.

Exxon lunedì ha affermato che sta in parte invertendo la rotta sull’ambizioso programma di spesa e sta valutando tagli significativi dopo l’abbassamento del rating da parte di S&P Global Ratings. La scorsa settimana Chevron ha reso noto che sta prendendo in considerazione l’idea di tagliare le spese capitali e ridurre la produzione sul breve termine. Il direttore finanziario di BP Brian Gilvary ha dichiarato che il colosso energetico britannico potrebbe ridurre le spese di ben il 20% quest’anno.

Ma, secondo alcuni analisti, se il prezzo del greggio dovesse restare attorno ai 35 dollari al barile, potrebbero non essere risparmiati neanche i dividendi. Le aspettative dei mercati sui dividendi dei colossi del petrolio si sono ridotte nelle ultime due settimane, mettendo in conto un taglio del 37% rispetto ai dividendi del 2019 da parte dei giganti europei nel 2021.

“Nei passati ribassi del greggio, le grosse compagnie petrolifere nel complesso non hanno risposto alle difficili macro-condizioni tramite tagli dei dividendi materiali”, scrivono in una nota gli analisti di Goldman Sachs, aggiungendo che non si aspettano un taglio a causa del contesto attuale.

Morale della favola

Non c’è dubbio che i colossi del petrolio si trovino in una posizione molto difficile dopo l’improvviso crollo dei prezzi del greggio. Non hanno molte opzioni a loro disposizione con cui affrontare questo shock della domanda, se non quelle di tagliare le spese e preservare la liquidità.

Allo stesso tempo, è altamente rischioso scommettere sui loro crescenti rendimenti del dividendo e sui potenziali payout futuri. Non c’è nulla di sacro, fino a quando andrà avanti la guerra dei prezzi russo-saudita.

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