Nessuno si aspettava che il piano sulla Brexit negoziato dal governo di Theresa May ottenesse l’approvazione in Parlamento ieri e pochissimi si aspettavano che i parlamentari avrebbero votato oggi, mercoledì, per uscire dall’Unione Europea senza un accordo. E c’è anche la possibilità di un voto domani per chiedere un’estensione della scadenza del 29 marzo, anche se sembrano ridotte le probabilità di questa opzione.
D’altra parte, è difficile dire cosa il Parlamento speri di ottenere con un rinvio. I negoziatori della UE hanno detto abbastanza esplicitamente che non ci saranno altre concessioni, né sul confine irlandese né su altri aspetti su cui i favorevoli alla Brexit hanno avuto da obiettare nel piano di May. Esiste, senza dubbio, la minuscola speranza, nutrita da tanti, che in qualche modo il Regno Unito, visto il pasticcio degli sforzi iniziali, abbandonerà l’idea di lasciare l’UE, o che almeno la sottoporrà ad un altro plebiscito.
May ha persino lasciato aperta questa possibilità con i suoi commenti in seguito al voto negativo, guardando avanti alla scelta di domani di chiedere una proroga. “L’UE vorrà sapere perché chiediamo un’estensione”, ha affermato. “La Camera dovrà rispondere a questa domanda: vuole sospendere l’Articolo 50, vuole un secondo referendum o vuole un altro accordo che non sia questo”.
La sterlina riesce a restare a galla malgrado la sconfitta parlamentare, rimanendo sopra 1,30 dollari dopo una breve flessione vicino a questo livello. Gli investitori chiaramente si aspettano di avere più tempo, anche solo per prepararsi ad una Brexit senza accordo.
Le autorità finanziare sono state impegnate a stringere accordi temporanei per continuare la maggior parte del trading anche dopo un’eventuale uscita senza accordo questo mese. La Banca d’Inghilterra ha avvertito le banche di tenere a portata di mano molta liquidità extra ed ha attivato accordi swap con le banche centrali per assicurarsi di avere sufficienti valute estere se necessarie.
Tali precauzioni sono prudenti, il che spiega probabilmente perché alcuni dei membri della Commissione di Politica Monetaria della banca centrale hanno apertamente reso noto che voteranno a favore di un taglio dei tassi di interesse nell’eventualità di una hard Brexit, per dare all’economia tutto lo spazio di manovra possibile per affrontare gli sconvolgimenti. La linea ufficiale della banca indica che i tassi hanno la stessa probabilità di salire che di scendere nel caso di un’uscita caotica.
Sembra in contrasto con gli sforzi per rassicurare i mercati che ci sarà una sufficiente flessibilità nella politica monetaria. Due dei quattro esterni del consiglio composto da nove membri, Silvana Tenreyro e Gertjan Vlieghe, hanno indicato che saranno inclini ad appoggiare un taglio dei tassi nel caso di un’uscita senza accordo.
Il Governatore Mark Carney, il vice governatore Dave Ramsden e gli altri due membri esterni, Michael Saunders e Jonathan Haskel, hanno affermato che i tassi potrebbero andare in entrambe le direzioni, anche se Carney in occasione della testimonianza parlamentare ha lasciato intendere che un taglio sarebbe più probabile. Ha avvertito, tuttavia, che una Brexit senza accordo sarebbe inflazionaria per via della possibilità di un calo sostanziale della sterlina.
I vice governatori Jon Cunliffe e Ben Broadbent e il capo economista Andy Haldane non hanno svelato le proprie opinioni.
La banca centrale lo scorso anno aveva segnalato l’intenzione di inasprire la politica monetaria ma per il momento ha evitato di farlo, in vista della Brexit. Con la riduzione delle prospettive di un accordo, l’attenzione si è spostata sui possibili sconvolgimenti sui mercati e la banca è stata impegnata a prepararsi ad ogni evenienza. Carney, che aveva messo in guardia piuttosto veementemente dai rischi della Brexit, sta smorzando i toni man mano che si avvicina la scadenza.