Inflazione dell’Italia YoY di aprile in uscita oggi alle 10:00 (stima 0,9% contro 1,2% di marzo). PhillyFed di maggio alle 14:30 (stima 7,7 punti contro 15,5 di aprile) insieme alle richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 220k contro 231 della scorsa settimana). Alle 15:15 tocca alla produzione industriale sempre USA MoM di marzo (stima 0,2% contro 0,4% di febbraio).
L’inflazione USA YoY di aprile, pari al 3,4%, è risultata in linea alle attese e in flessione rispetto al 3,5% di marzo. L’aumento del prezzo delle abitazioni e della benzina hanno contribuito per oltre il 70% all'aumento mensile. L'indice del cibo consumato in casa è diminuito dello 0,2%, mentre quello fuori casa è aumentato dello 0,3% nel corso del mese.
Ieri l’inflazione YoY di aprile della Francia, pari al 2,2% è risultata in linea con le attese e in flessione rispetto al 2,3% di marzo. In crescita rispetto alle attese la produzione industriale MoM dell’Europa di marzo (0,6% contro 0,5% atteso), ma in flessione rispetto all’1% di febbraio. Seconda lettura del PIL del QoQ del 1Q24 dell’Europa, pari al +0,3%, in linea con la prima lettura e in crescita rispetto al -0,1% del 4Q23.
Uno dei motivi per il quale la Cina è cresciuta così rapidamente negli ultimi 40 anni è stata l’enorme migrazione di lavoratori dalle aree rurali a quelle urbane. Lo spostamento di un lavoratore da un’azienda agricola ad una fabbrica generalmente porta ad un notevole aumento della produttività del lavoro. La rapida crescita della Cina è stata in gran parte alimentata da questi incrementi di produttività. Tuttavia, negli ultimi anni, il ritmo della migrazione è rallentato e, di fatto, ci sono prove che potrebbe verificarsi un’inversione di rotta. Questo è uno dei motivi importanti per cui la Cina sta crescendo più lentamente rispetto al passato.
Nel frattempo, l’ampio bacino di migranti sta invecchiando. Dei circa 297 milioni di migranti che lavorano nelle aree urbane cinesi, il 31% ha più di 50 anni, circa tre volte la percentuale del 2008. L'età media dei migranti è di 43 anni, rispetto ai 34 del 2008. Con l'invecchiamento dei lavoratori, molti si stanno spostando dal settore manifatturiero a lavori di servizio a minore intensità di manodopera. E alcuni stanno semplicemente andando in pensione. Un risultato è che la quota di migranti che lavorano nel settore manifatturiero è scesa dal 38% del 2008 al 28% attuale.
La situazione dei lavoratori migranti sta causando una carenza di manodopera per il vasto settore manifatturiero. L’invecchiamento dei migranti non è tuttavia l’unica ragione. Un’altra, è che una percentuale crescente di cittadini sta ottenendo titoli universitari, molti dei quali preferiscono accettare lavori impiegatizi nel settore dei servizi.
La carenza di manodopera nel settore manifatturiero ha portato ad un forte aumento del costo del lavoro. Un dato su tutti. La retribuzione base nelle fabbriche di proprietà giapponese in Cina è ora, secondo il Governo Giapponese, superiore del 40% rispetto alle fabbriche giapponesi per esempio in Tailandia. Dieci anni fa erano gli stessi.
Pertanto, l’arbitraggio del lavoro non è più un buon motivo per investire in Cina. Inoltre, l’evidente spostamento delle catene di approvvigionamento dalla Cina al Sud-Est asiatico non riguarda solo il rischio geopolitico. Riguarda anche il costo del lavoro. Il governo cinese, nel frattempo, sta promuovendo la produzione nel settore dell’alta tecnologia e dell’energia pulita, probabilmente esacerbando la carenza di manodopera.
Questo significa che i modelli commerciali cinesi sono in una fase di cambiamento. Le esportazioni cinesi sono cresciute modestamente ad aprile (+1,5%) dopo il forte calo di marzo (-7,5% misurato in dollari statunitensi, rispetto all’anno precedente). Il rimbalzo è dovuto principalmente alla maggiore domanda di automobili e altri prodotti ad alta tecnologia, compensato però da una domanda più debole di abbigliamento e acciaio.
In linea con le recenti tendenze relative al cambiamento dei modelli commerciali, le esportazioni cinesi sono aumentate del 4% verso Taiwan e dell’8,1% verso il Sud-Est asiatico. Ciò significa che il commercio cinese con i vicini diversi dal Giappone è in aumento.
D'altro canto, le esportazioni sono diminuite del 10,9% verso il Giappone, del 2,8% verso gli Stati Uniti e del 3,6% verso l'Unione Europea. Sembra quindi che il commercio con il Sud-Est asiatico sia stato la ragione della crescita complessiva della Cina. Inoltre, la crescita delle esportazioni è stata aiutata da una base bassa rispetto all’anno precedente. Questo è uno dei motivi che ci porta a prevedere una debolezza nella crescita delle esportazioni nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda le relazioni con l’Europa, dopo il recente incontro con in presidente della Cina a Parigi, la Von Der Leyen ha detto chiaramente che il mondo non può assorbire il surplus di produzione cinese. Sembra quindi che tra la Cina e l’UE si stia delineando una grave controversia commerciale. La strategia del partito cinese per la crescita economica prevede l’incremento degli investimenti nelle tecnologie chiave, compresi i veicoli elettrici (EV) e i prodotti correlati. Tuttavia, la strategia cinese non prevede l’incremento della domanda dei consumatori cinesi. Pertanto, l’unico modo per giustificare la produzione extra è esportare.
L’UE è preoccupata per l’ondata di veicoli elettrici a basso costo e di altri prodotti che entrano nel mercato europeo e teme che la Cina stia praticando dumping (vendendo sottocosto grazie ai sussidi governativi). I produttori cinesi affermano di essere semplicemente bravi a produrre veicoli a basso costo e di alta qualità. L'UE sta indagando sulle importazioni cinesi e potrebbe decidere di imporre restrizioni, dopo quella degli USA. In risposta, la Cina sta indagando sul dumping dei prodotti dell’UE in Cina, come le bevande alcoliche di fascia alta.
In ogni caso, ci sembra probabile che le tensioni commerciali tra Cina e UE, così come tra Cina e Stati Uniti, possano persistere finché la Cina seguirà la sua politica attuale. Questa politica pone una forte enfasi sull’avanzamento nella catena del valore investendo in tecnologie chiave, ma non include politiche volte ad assorbire la produzione in eccesso nei mercati nazionali. Allo stesso tempo, il sentimento protezionistico sia in Europa che negli Stati Uniti è in aumento, alimentato in parte dalle preoccupazioni geopolitiche sulla sua ascesa, ma anche dal desiderio di aumentare la capacità nazionale nelle tecnologie chiave.
E gli investimenti? Nonostante il rimbalzo degli ultimi mesi, le azioni cinesi sono scambiate ancora a sconto rispetto alle azioni globali. Per esempio, il rapporto prezzo/utili dell’indice Shanghai Composite è di 11,4x quasi il 50% in meno rispetto al 21,1x dell’indice S&P 500. Crediamo che la Cina resti un’importante opportunità di diversificazione sui mercati asiatici, affidandosi a una gestione professionale attiva.