I mercati azionari asiatici hanno fatto registrare un calo per il secondo giorno consecutivo, sull’onda del declino delle materie prime e delle preoccupazioni per la politica della Fed.
Il peso del referendum sull’appartenenza all’UE nel Regno Unito e la riunione del FOMC iniziano a fare centro nella mente degli investitori.
Prevediamo che il sentiment rimarrà debole e che le fasce si consolideranno.
I tassi d’interesse dei mercati sviluppati hanno continuato a dominare le conversazioni, con i tassi in ribasso sulla scia dei timori legati agli eventi.
I rendimenti dei decennali britannici, tedeschi e giapponesi sono scesi ai minimi storici. Il rendimento dei titoli di Stato giapponesi (JGB) a dieci anni è sceso al -0,155% e gli investitori ora devono spingersi sui titoli di Stato svizzeri a vent’anni per ottenere un rendimento positivo.
Il Nikkei e l’Hang Seng hanno ceduto lo 0,60%, l’indice composito di Shanghai è rimasto chiuso per la festività del Dragon Boat.
Da rilevare che il 15 giugno MSCI deciderà se includere le azioni cinesi di classe A nell’indice.
L’USD si è rafforzato contro gran parte delle valute G10 e dei mercati emergenti, con l’indice DXY salito a 94,21 punti.
Il trend di apprezzamento del dollaro è stato infranto, la debolezza del rapporto sul mercato del lavoro ha deluso quasi totalmente le aspettative di un rialzo del tasso dalla Fed in estate.
Il perdurare della debolezza del dollaro dipenderà anche da un’eventuale revisione di lungo termine delle aspettative del mercato sulla politica della Fed.
L’AUD/USD ha invertito i guadagni di ieri, passando da 0,7505 a 0,7407 sull’onda del calo delle materie prime (anche se, a quanto riferito, la domanda cinese di greggio è in aumento).
L’USD/JPY è rimasto vicino ai limiti superiori della fascia compresa fra 106,85 e 107,30 per le coperture di corti, tuttavia, in vista della riunione della Fed della prossima settimana e alla luce dei timori di Brexit, gli operatori sono cauti in previsione di un’eventuale rapida inversione.
Per quanto riguarda le valute dei mercati emergenti asiatici, KRW e MYR hanno fatto registrare le perdite maggiori contro l’USD. Nelle ultime settimane, grazie alla stabilizzazione della propensione al rischio, il contesto per gli asset dei mercati emergenti è migliorato significativamente.
Due forti preoccupazioni legate a questi mercati all’inizio dell’anno sono rientrate, ovvero i rialzi del tasso della Fed e il rallentamento della crescita in Cina.
La debolezza delle materie prime ha riguardato soprattutto il petrolio e i metalli, con il Brent in calo a 51,61 USD nonostante la forte domanda e le preoccupazioni di interruzioni delle forniture, suggerendo un potenziale picco a 52,86 USD.
In Giappone, a maggio i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,2% m/m, cifra superiore allo 0,0% previsto (rilevamento precedente: -0,4%).
I prezzi delle esportazioni sono risultati piatti su base mensile ma in calo del -4,5% su basa annua; i prezzi delle importazioni sono aumentati dello 0,3% m/m, il rilevamento annuale si attesta a un massiccio -13,1%.
È evidente che il Giappone sta importando deflazione, circostanza che non renderà felice la BoJ.
Tuttavia, non ci aspettiamo che la prossima settimana la banca centrale aggiusti significativamente la sua politica monetaria (più probabili misure di allentamento e fiscali a luglio). Poiché i dati continuano a deludere (come evidenziato dal crollo degli ordini di macchine utensili), i banchieri iniziano a propendere per una versione fiscale del “denaro a pioggia”.
Visti gli interventi imminenti e disperati dei legislatori giapponesi, optiamo per andare lunghi sull’Oro e corti sullo JPY per sfruttare questa opportunità.
Oggi gli operatori monitoreranno la produzione nel settore costruzioni nel Regno Unito, la produzione manifatturiera in Francia, il rapporto sull’occupazione in Canada e l’indice sul sentiment del Michigan negli USA.
Poiché la prossima settimana incombono la decisione sulla politica monetaria della Fed, la riunione di politica monetaria della BoJ e i dati sull’attività reale in Cina, prevediamo un calo della liquidità e una restrizione delle fasce sul mercato.