Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
La propensione al rischio ha sofferto notevolmente nelle ultime due sedute, ma qual è il motivo scatenante di questi timori? Sicuramente l’enorme dubbio sul fatto che gli Stati Uniti e la Cina riescano a porre fine alla guerra commerciale che tiene banco sin da inizio anno.
Questo crescente sentimento negativo è stato esacerbato nel corso della notte, allorquando è trapelata la notizia che un alto dirigente della cinese Huawei è stato arrestato in Canada a causa di un ordine di estradizione degli USA. Il capo del Dipartimento Finanziario avrebbe fornito all’Iran tecnologia Americana, violando le leggi attualmente in vigore.
Ovviamente gli operatori hanno pensato che potesse scatenare nuove tensioni tra i due paesi, ma per il momento non sembrano esserci state reazioni particolarmente vivaci da parte del colosso asiatico.
In questo quadro chiaramente si preferiscono i beni rifugio, non è un caso che l’oro e lo yen abbiano ritrovato smalto a discapito di azioni e delle valute a rischio più elevato (in particolare le valute legate alla Cina come l'australiano).
L’altro elemento che terrà sicuramente banco sarà la riunione dell'OPEC di oggi, in quel di Vienna.
Qui sta crescendo l'aspettativa verso un taglio alla produzione ma ci si chiede se saranno tutti d’accordo. Il Qatar, ad esempio, ha annunciato che lascerà l'OPEC nel mese di gennaio, mentre sembra che l'Arabia Saudita stia premendo per tagli importanti già nelle prossime settimane.
Secondo gli analisti potrebbe esserci un accordo per ridurre la produzione dai livelli concordati a novembre 2016, il che significherebbe portare la produzione saudita a circa 10 milioni di barili. Stiamo parlando di un taglio generale di circa 1-1,3 milioni di barili al giorno, ma saranno tutti concordi e soprattutto la Russia (che non è un membro formale dell'OPEC ma collabora con l'Arabia Saudita) taglierà la propria produzione? La dimensione del taglio potrebbe essere la chiave per il petrolio, che ha registrato un calo del 30% nelle ultime settimane proprio in virtù di un eccesso di offerta.
Nel frattempo sappiamo che Wall Street ieri ha tenuto le serrande abbassate, ma i future – alla notizia dell’arresto – sono stati duramente colpiti: S&P 500 -1,3%. Ovviamente sono scesi pesantemente anche gli asiatici con il Nikkei -1,9% e l'indice Shanghai Composite -1,6% e le vendite sono rapidamente subentrate pure in Europa (dopo un’apertura in gap down evidentissima).
Nel forex l’avversione al rischio ha portato lo Yen a rafforzarsi, mentre perdono terreno l’Aussie, il Kiwi e Loonie canadese.
Nelle materie prime nulla di ché da segnalare per quanto riguarda XAU/USD e XAG/USD, mentre il Future Petrolio Greggio WTI perde circa un punto percentuale.
Sul fronte macro economico quella odierna sarà una giornata intensissima, tra OPEC e i dati USA.
L'occupazione ADP delle 14:15 dovrebbe attestarsi a 196.000 unità (in calo rispetto alle 227.000 del mese scorso) mentre le richieste di disoccupazione settimanali delle 14:30 dovrebbero attestarsi a 226.000 (da 234.000 la settimana scorsa). Il dato chiave sarà l’ISM non manifatturiero delle ore 16, che dovrebbe scendere leggermente a 59,2 (da 60,3 a ottobre). Poi attenzione alle scorte, col greggio atteso in calo per la prima volta in undici settimane: -0,8 milioni di barili (+ 3,6 milioni la scorsa settimana), i distillati + 1,5 milioni (+ 2,6 milioni la scorsa settimana) e le scorte di benzina + 1,5 milioni (-0,8 milioni la scorsa settimana). In tarda serata, ore 00:45, parlerà Powell.