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Dopo il rally, i mercati potrebbero entrare in una fase di consolidamento

Pubblicato 19.12.2023, 08:02
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Un centesimo non vale più di un centesimo (Y. Berra).


Inflazione dell’Europa YoY di novembre attesa oggi alle 11:00 (stima 2,4% contro 2,9% di ottobre). Indice IFO di dicembre ieri più debole delle attese (86,4 punti contro 87,8 atteso e 87,3 di novembre).
 
Se il rally dei mercati della scorsa settimana è stato guidato dalla nuova narrazione della Fed che prevede una campagna di allentamento più aggressiva di quanto attese qualche mese fa, ci ha pensato il presidente della Fed di New York, Williams, a smorzare in una certa misura l'entusiasmo del mercato, dicendo chiaramente nel corso di una intervista alla CNBC che la Fed non sta davvero parlando di tagli dei tassi in questo momento. Ciononostante, la combinazione tra l’allentamento della pressione inflazionistica e le idee sui tassi di interesse ha raggiunto il picco e il mercato è pronto a chiudere l’anno con una intonazione positiva.
 
Non escludiamo che i mercati finanziari possano entrare in una fase di consolidamento, prima di mettere a segno ulteriori performance, con l'attività di trading probabilmente destinata a ridursi durante le ultime due settimane dell'anno. Il mercato azionario potrebbe infatti aver bisogno di prendersi una pausa per un po’ e consolidarsi, dato il forte rally degli asset più rischiosi nell’ultimo mese. Il rally ha infatti elevato molti indicatori di sentiment al livello di ottimismo estremo, così come i rendimenti obbligazionari meritano di essere monitorati attentamente, vista la forte e repentina flessione.
 
Gran parte del calo dei rendimenti delle obbligazioni riflette i dati disinflazionistici degli ultimi due mesi e l'aspettativa di molteplici tagli dei tassi da parte della Fed nel 2024. La prospettiva di tagli dei tassi l’anno prossimo è stata di fatto confermata dai commenti di Powell la scorsa settimana.
 
Oltre alle mosse delle Fed, occorre ricordare la natura autocorrettiva del mercato obbligazionario. L’economia dispone infatti di meccanismi di autocorrezione che contribuiscono a stabilizzarne l’attività. Quando l’economia si indebolisce, gli investitori si aspettano una minore domanda di credito, con conseguente riduzione dei costi di finanziamento. Ciò, a sua volta, aumenta la domanda di credito. Questo è ciò che sta accadendo ora. Negli USA i rendimenti obbligazionari sono diminuiti drasticamente negli ultimi tempi, in parte riflettendo le aspettative di una domanda debole. Inoltre, il calo dei rendimenti obbligazionari riflette il cambiamento delle aspettative di inflazione e della politica della banca centrale nei confronti dell’inflazione, entrambi legati a una domanda più debole.
 
In primo luogo, il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni del governo statunitense è sceso dal recente picco del 5% del 19 ottobre, riflettendo in parte un calo dell’inflazione e un calo delle aspettative di inflazione.  Negli Stati Uniti, il tasso di pareggio per le obbligazioni a 10 anni, che misura le aspettative degli investitori obbligazionari riguardo all'inflazione media nei prossimi 10 anni, è diminuito dal massimo del 2,49% del 19 ottobre.
 
Il calo delle aspettative di inflazione è stato probabilmente anche influenzato dal calo dei prezzi del petrolio. In effetti, il prezzo del petrolio greggio West Texas Intermediate (WTI) è sceso da 93,67 dollari USA il 27 settembre sotto i 70 dollari USA. I prezzi più bassi del petrolio implicano una minore inflazione. Inoltre, il calo dei prezzi del petrolio riflette l’indebolimento della domanda nell’economia, il che fa ben sperare per una minore inflazione. E, soprattutto, le minori aspettative di inflazione implicano che la Fed è attesa allentare la politica monetaria prima piuttosto che dopo. Cioè, gli investitori si aspettano tassi a breve termine più bassi. I tassi a lungo termine sono, in teoria, un riflesso delle aspettative sui futuri tassi a breve termine. Pertanto, le aspettative di allentamento monetario implicano rendimenti obbligazionari generalmente più bassi.
 
A conti fatti, tutto questo va bene. L’economia è cioè impegnata in un meccanismo di autocorrezione in base al quale un’economia più debole porta a minori costi di finanziamento, contribuendo così potenzialmente a evitare un forte calo dell’attività e ponendo le basi per la ripresa.
 
 
 

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Ultimi commenti

Evviva i rendimenti minori, se hai acquistato nond quando i rendimenti erano alti!!!!!! E c è ancora parecchio spazio … bull run dei bond!
Chi come me ha acquistato btp trentennali a fine ottobre, ha gia performato un bel 20% solo sul capitale, oltre al flusso cedolare. E con i tagli dei tassi ci sarà da divertirsi!
 sin quando non "monetizzi" no ha un tornaconto
Chiarissimo
lettura sempre piacevole
condivido pienamente.
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