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Ferragamo, strada in salita per il nuovo Ceo Gobetti

Pubblicato 15.12.2021, 14:20
Aggiornato 05.03.2021, 16:55

Ufficializzata la nomina del manager italiano che si insedierà a gennaio, dopo avere lasciato la guida dell’inglese Burberry. A 21 euro il titolo già sconta un forte miglioramento del business. Per fare meglio il nuovo a.d. dovrà stupire gli analisti con crescita e margini, cosa che non ha fatto a Londra.

Ex a.d. di Moschino, ha guidato i marchi Givenchy e Celine del gruppo Lvmh.

C’è molta attesa fra gli investitori per l’arrivo a Firenze di Marco Gobetti, il 61enne manager vicentino che dal primo gennaio assumerà la carica di amministratore delegato del gruppo Ferragamo (MI:SFER). Gobetti viene da Londra dove per quattro anni ha guidato come Ceo il gruppo inglese del lusso Burberry. Ieri, martedì 14 dicembre, il consiglio di amministrazione di Ferragamo ha approvato ufficialmente la nomina di Gobetti.
Esce dal Cda Michele Norsa, manager storico della maison fiorentina, che dopo avere guidato l’azienda dal 2006 al 2016 come amministratore delegato, era rientrato nel maggio 2020 con la carica di vicepresidente esecutivo per garantire la transizione che doveva portare all’insediamento di Gobetti.
Ex amministratore delegato di Moschino, Gobetti ha passato 13 anni nel gruppo Lvmh dove è stato Ceo di Givenchy e di Celine, prima di andare a dirigere Burberry.

Ferragamo pesantemente colpita dagli effetti della pandemia.


Nel panorama mondiale del lusso, Ferragamo è stato uno dei gruppi che più ha sofferto gli effetti della pandemia da Covid, con il fatturato 2020 che ha subito una contrazione del 33% scendendo a 910 milioni di euro. Nel 2021 il gruppo ha dimostrato una buona capacità di reazione: il primo semestre si è chiuso con un aumento dei ricavi del 44% a 524 milioni e il consensus degli analisti stima che l’intero anno si chiuderà con un fatturato di 1,13 miliardi di euro, in crescita del 24%. I ricavi restano comunque ancora ben al di sotto del livello del 2019 (-17%) e l’utile previsto per quest’anno (59 milioni di euro) non arriverà a pareggiare la perdita di 66 milioni subita nel 2020.
Lo scorso settembre, dopo la diffusione dei risultati del primo semestre, Equita aveva diffuso questo commento: “Benchè Ferragamo stia ancora sottoperformando i peer del settore in termini di fatturato e di margini, la solidità del gross margin e la riduzione del magazzino sono incoraggianti e rappresentano una più solida base di partenza per il rilancio del gruppo, che sarà affidato al nuovo ceo Marco Gobbetti da gennaio”. In quell’occasione Equita aveva alzato la raccomandazione a Buy e aveva inserito il titolo nel portafoglio small cap.

Negli ultimi cinque anni Burberry in Borsa non ha brillato.


A dire il vero Gobetti non si presenta con un track record di grande creatore di valore. Negli ultimi 12 mesi l’azione Burberry ha registrato una performance negativa di -4,6%, contro il +33% di una Ferragamo che attraversava un travagliato cambio di management, fra l’uscita della precedente Ceo Micaela Le Divelec e la reggenza di Norsa. Negli stessi 12 mesi un altro gruppo del lusso, Kering (PA:PRTP), è salita in Borsa del 23%, per non parlare di Lvmh che ha messo a segno un rialzo del 42%.

Performance a confronti fra 5 gruppi del lusso.


Il grafico che riportiamo qui sotto mette a confronto l’andamento delle quotazioni negli ultimi cinque anni di Ferragamo (la peggiore) con Burberry, Christian Dior, Kering e Lvmh. E per quanto la performance di Burberry sia migliore di quella di Ferragamo (+18% contro -4%), non si può certo dire che quello del marchio britannico sia un grande risultato a fronte degli altri gruppi del lusso.


Lusso a confronto

La red
ditività di Ferragamo è attesa in crescita.


Attualmente il consensus degli analisti stima che Ferragamo non tornerà ai ricavi pre-Covid prima del 2023, quando il fatturato dovrebbe raggiungere 1,35 miliardi. Nel frattempo la società dovrebbe migliorare sensibilmente la redditività, con l’Ebit margin che dovrebbe salire dal 10% di quest’anno al 13%.
Alla quotazione attuale di 21,27 euro, la società fiorentina capitalizza 3,6 miliardi di euro. Per la maggior parte degli analisti il titolo a questi livelli è caro, con un P/E di 63 volte sugli utili 2021, contro le 25,8 volte di Kering e le 37 volte di Lvmh. Per mantenere un multiplo così elevato il nuovo amministratore delegato dovrà essere in grado di imprimere una forte accelerazione al business e alla redditività. A titolo di cronaca segnaliamo che l’azienda che sta lasciando ha il P/E meno brillante fra i gruppi presi a paragone: oggi Burberry vale soltanto 15 volte gli utili attesi per il 2021.
Fra i 18 analisti censiti da MarketScreener che coprono Ferragamo, soltanto due consigliano di comprare le azioni a fronte dei 5 che raccomandano di vendere, 11 sono neutrali. La media dei target price è 18,9 euro, inferiore del 13% alla quotazione attuale.

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