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I forti dati cinesi non entusiasmano i mercati

Pubblicato 19.10.2016, 12:26
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Durante la seduta asiatica la propensione al rischio si è stabilizzata sull’onda del miglioramento dei dati economici cinesi, ma i volumi rimangono bassi.

Durante la seduta USA, le borse hanno compiuto un rally perché gli investitori hanno ottenuto trimestrali convincenti e dati incoraggianti sul fronte dell’inflazione USA (IPC di fondo +0,1% m/m rispetto al +0,2% previsto).

Per quanto riguarda le materie prime, il Petrolio Greggio è rimasto intorno al manico a 50 USD in vista dei dati sulle scorte.

Il Nikkei è avanzato dello 0,21%, invece l’Hang Seng e l’indice composito di Shanghai hanno ceduto rispettivamente lo 0,30 e lo 0,165%. Sui mercati dei cambi, l’USD si è mosso in modo equilibrato, non sono stati violati livelli importanti perché le negoziazioni rimangono all’interno di fasce in vista della riunione della BCE.

L’USD si è indebolito dopo che i funzionari della Fed hanno fornito di nuovo messaggi contrastanti sulla tempistica del rialzo del tasso d’interesse.

L’incremento della curva dei rendimenti USA si è temporaneamente fermato, il rendimento dei titoli trentennali è sceso al 2,5000% dal 2,580% di lunedì.

Dai dati pubblicati oggi emerge che nel T3 l’economia cinese si è espansa del 6,7% a/a, su base destagionalizzata, l’economia è cresciuta dell’1,8% t/t, segnalando un’importante stabilizzazione, anche tenendo conto del rilevamento precedente.

La crescita è stata sostenuta dalla domanda interna (spesa pubblica e mercato immobiliare), mentre il contesto esterno rimane debole.

Il settore immobiliare continua ad accelerare, alimentando preoccupazioni su una possibile bolla degli asset.

Le misure di micro-aggiustamento da parte delle autorità cinesi hanno reso più stringenti le regole sui prestiti, ma non se ne sono visti ancora gli effetti calmanti.

L’USD/CNY si avvicina ai massimi da 6 anni, la PBoC ha fissato la quotazione a 6,7326, segnalando la strategia della banca centrale volta a un graduale deprezzamento del renminbi.

La GBP ha subito una brusca correzione, dopo che l’Alta Corte britannica ha dato il via libera al voto del Parlamento sui dettagli dell’accordo di uscita dall’UE.

Ciò dovrebbe limitare le probabilità di un’”uscita dura”, che avevano indotto gli investitori a liquidare la sterlina.

L’Articolo 50 dovrebbe essere attivato entro marzo, visto che il Parlamento non ha il diritto di bloccare il processo.

Sebbene l’incertezza sugli investimenti di lungo termine rimanga elevata, crediamo che il pulsante di emergenza che ha fatto crollare la coppia GBP/USD a 1,2090 debba essere resettato.

Prevediamo che chi opera in GBP diventerà sempre meno sensibile al clamore intorno alla Brexit, senza reagire a ogni singolo lancio d’agenzia sul tema.

Ciò dovrebbe permettere alla GBP di apprezzarsi nei periodi di calma. L’IPC primario del Regno Unito ha sorpreso al rialzo, attestandosi all’1,0% a/a.

Gli operatori monitoreranno i dati sul mercato occupazionale del Regno Unito, che non dovrebbero mostrare conferme del danno provocato dalla Brexit.

Negli USA saranno pubblicati i dati sui nuovi cantieri residenziali e sui permessi di costruzione. Infine, l’ultimo dibattito presidenziale negli USA darà al candidato repubblicano Donald Trump l’ultima opportunità per influire sul calo nei sondaggi a livello nazionale.

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