Market Brief
“Tutto il necessario”, queste sono state le parole utilizzate da Mario Draghi per descrivere le azioni che era disposto a intraprendere per sostenere l’economia e far tornare l’inflazione in territorio positivo.
Tuttavia, le modifiche al programma quantitativo della BCE annunciate ieri da Draghi non hanno soddisfatto le attese del mercato: gli investitori avevano messo in conto un intervento più aggressivo della timida proroga comunicata ieri durante la conferenza stampa, quindi l’EUR si è rafforzato bruscamente contro tutte le altre valute.
Scendendo nel dettaglio, il tasso sui depositi è stato tagliato al -0,3% dal -0,2%, il tasso principale e marginale di rifinanziamento sono rimasti invariati, rispettivamente allo 0,05% e allo 0,3%.
Per quanto riguarda il QE, il programma è stato prorogato di sei mesi, da settembre 2016 a marzo 2017, questa variazione ha avuto un impatto limitato, perché la BCE ha già detto che la durata è a tempo indeterminato.
Oltre a qualche altra variazione di poco conto, Draghi non ha fornito l’esito sperato, ovvero l’aumento della portata degli acquisti mensili, che al momento si aggira intorno ai 60 miliardi di euro.
Di conseguenza, l’EUR/USD è balzato da 1,0524 a 1,0970 per poi stabilizzarsi intorno a 1,090. La coppia EUR/CHF è salita di 140 punti base, a 1,094, senza tuttavia riuscire a resistere su questi livelli. Al momento la coppia sta riscendendo verso i livelli precedenti alla riunione della BCE, perché il mercato ha capito che l’intervento deludente della BCE probabilmente non innescherà una reazione della BNS a difesa del franco svizzero. Gli investitori avevano invece previsto una reazione aggressiva della BNS per far fronte all’ulteriore rafforzamento del franco e ciò ha permesso all’euro di guadagnare terreno contro il CHF.
Sul fronte azionario, beh, poiché gli operatori avevano previsto stimoli più massicci, i titoli hanno subito pesanti cali su tutte le piazze globali.
In Europa, gli indici regionali hanno perso nel complesso più del 3%, con il DAX a -3,58%, il FTSE 100 a -2,27%, il CAC 40 a -3,58%, l’SMI a -1,82% e il più ampio Euro Stoxx 600 a -3,14%. A Wall Street, l’S&P ha ceduto l’1,44%, il Nasdaq l’1,67% il Dow Jones l’1,42%.
Ovviamente anche le borse asiatiche si sono mosse in territorio negativo. In Giappone, il Nikkei e il Topix hanno ceduto rispettivamente il 2,18% e l’1,80%. Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno perso l’1,67% e lo 0,48%, mentre l’Hang Seng di Hong Kong è calato dell’1,02%. I future dei listini europei puntano a un’apertura in ribasso, con il Footsie a -0,52%, il DAX a -0,42%, il CAC a -0,22%, e l’SMI a -0,50%.
L’evento principale della giornata è la pubblicazione del rapporto NFP, l’ultimo prima della riunione di dicembre della Fed.
La riunione dell’OPEC probabilmente si chiuderà senza un accordo. Nonostante lo slancio recente dovuto al dollaro debole e alla proposta dell’Arabia Saudita (i paesi che non fanno parte dell’OPEC partecipino al taglio della produzione), le pressioni rimangono inclinate al ribasso.
Inoltre, gli operatori monitoreranno la produzione industriale in Svezia; il rapporto sul lavoro negli USA e in Canada; la bilancia commerciale negli USA.
Oggi interverranno vari membri della Fed (Harker, Kocherlakota e Bullard). Anche Draghi oggi terrà un discorso a New York.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd