I prezzi all'importazione negli Stati Uniti sono tornati a crescere ad aprile, dopo l'inatteso calo di marzo.
Il dipartimento del Lavoro ha reso noto che l'indice è aumentato dello 0,3%, meno però di quanto atteso dagli esperti, ovvero lo 0,6 per cento.
Il dato di marzo è stato rivisto da invariato a -0,2% in confronto a febbraio; rispetto a un anno prima, i prezzi sono aumentati ad aprile del 3,3 per cento.
Euro in lieve risalita nel pomeriggio, a 1,1949 dollari in attesa dell'intervento del presidente della BCE Mario Draghi a un convegno sull'Europa a Firenze.
Ieri, nel bollettino economico, l'istituzione ha ribadito la necessità di proseguire con gli stimoli monetari, nelle ultime settimane intanto si sono moltiplicati i segnali di moderazione della ripresa economica.
In Europa, il CAC 40 in Francia era in calo dello 0,3 percento a 5,520, mentre il DAX tedesco è sceso dello 0,3 percento a 12.986.
L'indice FTSE 100 delle principali azioni britanniche era inferiore dello 0,1% a 7.696.
In Asia, Nikkei 225 è salito dell'1,2 percento chiudendo a 22.758,48, mentre il Kospi della Corea del Sud ha aggiunto lo 0,6 percento a 2.477,71. L'Hang Seng di Hong Kong è salito dell'1,0 percento a 31,122.06, lo Shanghai Composite è scivolato dello 0,4 percento a 3,163.26, l'S&P/ASX 200 australiano è sceso dello 0.1 percento a 6.116.20.
I prezzi del petrolio sono aumentati dell'1,5%, mentre quelli dei prodotti non petroliferi sono cresciuti dello 0,1 per cento.
Gli Stati Uniti importano circa 2.700 miliardi di dollari di beni e servizi ogni anno, circa il 16% del PIL.
Attualmente il Future Petrolio Greggio WTI è scambiato vicino a 71,50 $, appena sotto il massimo di tre anni e mezzo a 71,89 $ registrato mercoledì.
Nei metalli preziosi, i prezzi dell'XAU/USD sono aumentati dello 0,26%, scambiando a quasi 1,325 $ per oncia.
FIBO Group