Il greggio potrebbe scendere ancora dai recenti massimi questa settimana, con i timori per l’inflazione che consumano i pezzi grossi in America, mentre i policymaker, dal Congresso alla Casa Bianca, cercano dei modi per ridurre le pressioni sui prezzi che stanno salendo al ritmo più rapido in oltre 30 anni.
L’oro, intanto, ha sempre più probabilità di comportarsi da rifugio dall’inflazione, restando fermamente intorno ai 1.850 dollari, con gli investitori che si aggrappano ai lingotti nonostante il rivale, il dollaro tocchi i massimi di 16 mesi.
Sul fronte del petrolio, con una lettera della scorsa settimana, i Democratici al Senato hanno invitato il Presidente Joseph Biden ad utilizzare le riserve strategiche (SPR) e a vietare le esportazioni di greggio dagli USA per aumentare le scorte immediate, il che potrebbe far scendere i prezzi dai massimi di sette anni.
“Facciamo scendere subito il prezzo della benzina”
Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, si è unito a questa richiesta ieri, affermando che “nessun settore viene risparmiato” dall’inflazione “ma la benzina è il più colpito di tutti”.
“Facciamo scendere subito il prezzo della benzina. E questo lo renderà possibile”, ha dichiarato Schumer, in riferimento alla proposta di utilizzo delle SPR.
Gli investitori si aspettano inoltre che la Federal Reserve dovrà alzare i tassi di interesse USA prima del previsto per impedire all’inflazione di salire ancora.
Biden si trova sotto pressione ad agire contro l’inflazione, dopo che il Dipartimento per il Lavoro la scorsa settimana ha riportato che l’indice sui prezzi al consumo USA, che rappresenta un paniere di prodotti che vanno dalla benzina alla sanità, ai prodotti alimentari ed agli affitti, è aumentato del 6,2% sull’anno ad ottobre.
Piano di utilizzo delle riserve di greggio USA complicato dall’OPEC
Con i prezzi del greggio a circa 20 dollari o più dal raggiungere i 100 dollari al barile, l’OPEC+ non sembra intenzionata a rinunciare alla possibilità di riportare il mercato ad un prezzo a tripla cifra per la prima volta da sette anni.
Per non essere costretta a pompare più greggio di quanto non voglia, l’OPEC+ (che comprende i 13 membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio guidati dai sauditi ed altri 10 produttori con a capo la Russia) ha persino abbassato la domanda per il suo greggio nel quarto trimestre.
Negli scambi asiatici di questo lunedì, il riferimento USA, il West Texas Intermediate, scende di 41 centesimi, o dello 0,5%, a 79,28 dollari al barile alle 05:30 GMT, dopo il crollo del 4% nelle tre settimane precedenti. Il WTI ha toccato i massimi di sette anni di 85 dollari al barile ad ottobre e resta in salita di circa il 63% sull’anno.
Il Brent scende di 39 centesimi, o dello 0,5%, ad 82,78 dollari. Anche il Brent è crollato di circa il 4% nelle tre settimane precedenti. Il riferimento globale ha superato un massimo di tre anni di 86 dollari il mese scorso e resta in salita del 58% sull’anno.
Il contratto più attivo dei future dell’oro USA, quello di dicembre, si stacca dai recenti massimi, anche se non di molto, restando sopra i 1.850 dollari. L’oro di dicembre è sceso di 8,10 dollari, o dello 0,4%, a 1.860,40 dollari, dopo essere balzato del 4,5% nelle ultime due settimane, quando ha segnato i massimi di cinque mesi di 1.871,35 dollari.
Una settimana complicata per gli investitori
Questa settimana potrebbe essere complicata per i mercati del rischio, con gli investitori che attendono gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio USA ed i risultati trimestrali di importanti distributori, come Walmart.
Le vendite al dettaglio statunitensi dovrebbero mostrare un rialzo dell’1,1% dopo il +0,7% di settembre, secondo le stime degli analisti seguiti da Investing.com. Ma, in base ai recenti dati sull’inflazione, è anche possibile che il dato possa deludere.
Il calendario economico prevede anche i dati sullaproduzione industriale domani, i report sulle nuove costruzioni e le concessioni edilizie mercoledì ed i dati settimanali sulle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione giovedì.
I nuovi casi di COVID in Europa alimentano le preoccupazioni
Gli ultimi dati economici che saranno pubblicati dalla Cina questo lunedì dovrebbero confermare un rallentamento della sua ripresa economica, proprio mentre l’Europa affronta una nuova impennata di contagi da COVID-19.
L’Europa sta assistendo ad una nuova ondata della pandemia di COVID-19, il che va ad unirsi ai problemi per la già fragile ripresa economica della regione.
Intanto, saranno seguiti da vicino i dati sull’occupazione nel Regno Unito, dopo che la Banca d’Inghilterra ha reso noto di voler vedere ulteriori prove di miglioramento del mercato del lavoro quando ha sorpreso i mercati non annunciando l’atteso aumento dei tassi all’inizio del mese.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.