Il mercato dei cambi ha reagito bruscamente al primo dibattito presidenziale svoltosi ieri sera negli USA. Le valute dei mercati emergenti hanno trovato richieste diffuse, soprattutto il peso messicano e il dollaro canadese, che hanno messo a segno i guadagni maggiori perché gli esperti si sono trovati d’accordo nel dire che Hillary Clinton ha vinto il primo dibattito. Il peso messicano è salito dell’1,70% contro il biglietto verde, la coppia USD/MXN è scesa fino a un minimo pari a 19,4848 per poi stabilizzarsi intorno a 19,55.
Il peso è considerato un indicatore del sentiment del mercato rispetto al possibile esito delle elezioni negli USA, perché una vittoria di Trump si tradurrebbe sicuramente in accordi commerciali più duri per il Messico.
Anche il dollaro canadese ha trovato richieste dopo il dibattito, l’USD/CAD è sceso di nuovo sotto la soglia a 1,32, in calo a 1,3166.
Dal punto di vista tecnico, la coppia di valute è bloccata sotto la sua media mobile a 200 giorni, attualmente pari a 1,3239, al ribasso si osserva invece un supporto a 1,2764 (minimo 18 agosto).
Manteniamo il nostro giudizio ribassista sul loonie (CAD) perché riteniamo che il rallentamento dell’economia, l’inflazione anemica e le deboli prospettive sui prezzi del Petrolio Greggio abbiano fatto salire le probabilità di un taglio del tasso dalla BoC.
Le valute legate alle materie prime di elevata qualità hanno incontrato una domanda solida durante la seduta asiatica, il dollaro australiano e neozelandese hanno guadagnato rispettivamente lo 0,47% e lo 0,38%, la corona norvegese si è apprezzata dello 0,12%, intanto ieri si è aperto il Forum Internazionale sull’Energia.
I prezzi del greggio sono sull’ottovolante da venerdì, quando hanno iniziato a diffondersi voci su un potenziale congelamento della produzione da parte dell’OPEC.
Venerdì il greggio West Texas Intermediate ha ceduto il 5%, ma poi ieri è rimbalzato a 46 USD al barile.
Le speculazioni intorno ai colloqui per un congelamento della produzione rimarranno il catalizzatore principale, finché il mercato non si concentrerà sulle scorte di greggio negli USA, che saranno pubblicate domani.
Sul mercato azionario, gli indici asiatici si sono ripresi dall’ondata di vendite di ieri, cancellando parzialmente le perdite. In Giappone, il Nikkei ha guadagnato lo 0,84%, il più ampio indice Topix ha guadagnato l’1%.
Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente lo 0,30% e lo 0,42%.
Sul mercato offshore, l’Hang Seng di Hong Kong è salito dell’1,35%. Infine, in Europa i future sui listini azionari si sono mossi tutti in territorio positivo, suggerendo un’apertura in rialzo.
Anche i future sui listini USA sono positivi, quelli sull’S&P 500 sono in rialzo dello 0,62%.
Oggi gli operatori monitoreranno l’IPP, la bilancia commerciale e le vendite al dettaglio in Svezia; le vendite e gli ordini industriali in Italia; i PMI servizi e composito di Markit, l’indice sulla fiducia dei consumatori e quello della Fed di Richmond negli USA.