Si è concluso gennaio con il mercato azionario molto sprintoso, mentre la parte obbligazionaria resta ancora al palo.
A sorpresa il FTSE MIB si conferma uno degli indici più tonici, con un +12.20% grazie soprattutto ai titoli del settore finanziario (rivedere la mia analisi di fine anno QUI) che trainano il listino.
Bene tutta la categoria in generale, con gli indici principali che riportano le seguenti performance:
- S&P 500 +6.18%
- NASDAQ Composite +10.68%
- Dow Jones Industrial Average +2.83%
- DAX +8.65%
- Euro Stoxx 50 +9.75%
- Shanghai Composite +6.19%
- Nikkei 225+4.80%
Non sorprende poi il classico fenomeno della “regressione verso la media”, curioso infatti che i settori che peggio avevano performato nel 2022, siano stati quelli migliori a gennaio (vedi sotto).
Oggi, come detto, inizia il mese di febbraio, e di certo la prima sfida che si trova davanti è quella più complicata, ovvero la Fed ed il discorso di Powell.
Se infatti in merito all’entità dei rialzi non ci sono grandi dubbi (dovrebbe essere di 25 BPs) la cosa che più attendono gli operatori saranno le parole di Powell.
Come detto anche nell’analisi di ieri, non mi aspetto cambiamenti nei toni e nell’approccio del Presidente della Fed, che dovrebbe mantenere la linea dura, preoccupato che i mercati forti possano dare la percezione agli investitori di maggiore ricchezza e quindi possano incentivare i consumi e quindi l’inflazione.
Vediamo però, dall’immagine sotto, che più passa il tempo, più le proiezioni iniziano ad “ammorbidirsi”.
Come sempre parlare di questi eventi particolari è sempre interessante ed oggetto di dibattito, a patto però di restare focalizzati sui nostri obiettivi di vita e continuare a mantenere la barra dritta. Nell’immagine sotto infatti, ho inserito le performance dell’indice S&P 500 nelle varie decadi dal 1920 al 2020, e vediamo che 7 decadi su 9 il mercato ha performato molto bene, nelle restanti 2 decadi invece ha ottenuto un rendimento leggermente negativo.
Anche qui, certamente il futuro non è prevedibile, ma possiamo dire con ragionevole sicurezza, che su un orizzonte decennale (ripeto sempre che il minimo sindacale per un investitore dovrebbe essere 7-8 anni) le probabilità di performare bene sono decisamente a nostro vantaggio. Questo soprattutto se iniziamo ad investire dopo anni come il 2022, dove aumentano le probabilità nella decade di ottenere rendimenti attesi futuri maggiori.
La natura umana ci porta a farci coinvolgere dalle chiacchiere da bar e comprare e vendere a seconda della narrativa. Quelli che dicono di andare short adesso per fenomeni recessivi (a proposito, le stime del Fondo Monetario Internazionale sono state riviste al rialzo a livello globale, alla faccia della recessione forte) stanno giocando un gioco diverso.
Queste persone, concentrate su orizzonti di mesi o di massimo 1 anno, pensano di poter prevedere o di avere la strategia giusta al momento giusto, peccato però che non funzioni così, salvo rarissimi casi di Trader davvero in gamba (ne conosco molto pochi).
Alla prossima!
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"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore"