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Il mercato non è ancora pronto per una ripresa

Pubblicato 17.02.2016, 10:34
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Market Brief

Nonostante il miglioramento della propensione al rischio, durante la seduta asiatica gli indici azionari sono scesi, in seguito alla decisione della PBoC di portare la quotazione dell’USD/CNY a 6,5237, in rialzo dello 0,16% rispetto a ieri.

Fatta eccezione per gli indici della Cina continentale, le borse regionali asiatiche si sono mosse in territorio negativo, perché persistono i timori di un’altra ondata di vendite.

A nostro avviso, il peggio potrebbe essere passato, il mercato inizia a capire che non c’è nulla che giustifichi le vendite cominciate all’inizio dell’anno.

Anche se è vero che gran parte delle economie sviluppate invia segnali contrastanti, siamo ancora lontani da una recessione e la fase attuale sembra più un rallentamento temporaneo.

In Giappone, il Nikkei ha ceduto l’1,36%, il Topix l’1,13%. Nella Cina continentale, gli indici azionari hanno reagito positivamente alla svalutazione dello yuan, con gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen in rialzo rispettivamente dell’1,08% e dell’1,42%.

L’Hang Seng di Hong Kong è scivolato dello 0,81%, l’STI di Singapore è arretrato dell’1,24%. Altrove, la borsa tailandese ha ceduto lo 0,80%, il Taiex di Taiwan è salito di un marginale 0,03%, invece il Sensex indiano ha perso lo 0,67%. Stamattina i future sui listini europei sono contrastati, gli operatori fanno fatica a decidere se stare dalla parte degli orsi o dei tori.

Nella notte, la flessione dell’intera curva dei rendimenti dei titoli USA ha pesato sul biglietto verde.

Per quanto riguarda le scadenze brevi, i rendimenti dei titoli a 2 anni sono scesi di 2 punti base, sotto lo 0,70%, invece, sul fronte delle scadenze lunghe, i decennali hanno ceduto 3 punti base, scendendo sotto l’1,75%, perché i timori di una recessione sono ancora attuali.

L’indice del dollaro USA, che misura l’andamento del dollaro contro un paniere di valute, ha ceduto lo 0,20%.

La flessione dell’indice USA è stata frenata dal calo delle divise legate alle materie prime.

L’AUD/USD ha continuato a perdere terreno, stabilizzandosi intorno al livello a 0,71 USD, invece il loonie (CAD) ha ceduto fino allo 0,35% per poi annullare le perdite d’inizio seduta.

Secondo il nostro modo di vedere, il giudizio sull’AUD/USD rimane ribassista, perché sembra che, nelle ultime settimane, il dollaro USA sia stato oggetto di vendite eccessive.

Le valute considerate rifugio sicuro hanno tratto vantaggio dal contesto di avversione al rischio, nella notte, infatti, sia il franco svizzero sia lo yen giapponese si sono apprezzati contro il biglietto verde.

L’USD/JPY ha continuato a perdere terreno, scivolando sotto il livello a 113,50, in calo dello 0,50%.

Durante la seduta asiatica, l’USD/CHF ha ceduto lo 0,33%, la coppia non ha la forza per violare al rialzo la resistenza a 0,99. Per assistere a un rialzo dell’USD/CHF sarà necessario un miglioramento significativo della propensione al rischio.

Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto IPC e le vendite al dettaglio in Sudafrica; le domande di sussidi di disoccupazione nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Svizzera; le richieste di mutui MBA , i nuovi cantieri residenziali, i permessi di costruzione, l’IPP, la produzione industriale, il tasso di utilizzo degli impianti e la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione del FOMC negli USA.

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