L’indice dei prezzi al consumo svizzero di gennaio è risultato leggermente superiore alle attese, rimanendo invariato, a fronte della contrazione del -0,1% m/m prevista dagli economisti.
Su base annua, l’indice primario è salito dello 0,3% a/a – in linea con le attese – rispetto al rilevamento piatto di dicembre.
L’indice HICP (l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che permette di confrontare gli indici IPC dei paesi UE) mostra un rialzo pari allo 0,3% a/a a gennaio, invece su base mensile l’indice si è contratto dello 0,2%.
Anche se i prezzi di abbigliamento e calzature hanno fatto registrare il calo maggiore, perché la fine dei saldi natalizi ha trascinato al ribasso i prezzi, il quadro generale non è cambiato granché nel primo mese dell’anno.
Dopo la pubblicazione, l’EUR/CHF si è mosso lateralmente intorno a 1,0660. Neanche la bocciatura degli elettori svizzeri della riforma sulla tassazione delle imprese di domenica ha consentito al franco di indebolirsi, suggerendo che gli investitori possono sopportare altre cattive notizie dalla Svizzera.
Infatti, nonostante il marcato rally delle borse, lo scenario geopolitico su entrambe le sponde dell’Atlantico non è mai stato così incerto.
Questa incertezza incoraggia gli investitori internazionali a mantenere parte dei loro investimenti in asset considerati rifugi sicuri.
Il franco svizzero non è l’unico a trarre vantaggio dalla situazione, anche il metallo giallo ha guadagnato più del 7,5% dall’inizio dell’anno.
Alla luce del contesto attuale, non vediamo ragioni per una modifica delle dinamiche attuali; il calendario politico in Europa e i primi 100 giorni di Trump rimangono le sfide principali dell’anno.