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La prossima mossa di FED e BCE sarà un taglio dei tassi

Pubblicato 12.12.2023, 06:13
CL
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La prima panacea per una nazione mal gestita è l'inflazione monetaria. La seconda è la guerra. Entrambe producono una prosperità temporanea. Entrambe producono una rovina permanente (E. Hemingway).

Inizia oggi la due giorni della FED che si concluderà domani con la conferenza di Powell. Non prevediamo un aumento dei tassi di interesse. In uscita oggi alle 8:00 lo ZEW di dicembre, previsto il leggera contrazione a 8,8 punti (era 9,8 punti a novembre). Nel pomeriggio è invece il turno dell’inflazione USA YoY di novembre, prevista in leggera flessione al 3,1% (dal 3,2% di ottobre).
 
A ormai poche settimane dalla fine del 2023, i mercati rimangono sulla buona strada per un buon finale d’anno. Le azioni si aggirano intorno ai massimi degli ultimi 12 mesi e le obbligazioni si stanno riprendendo bene dopo un periodo di tre anni piuttosto tribolato. Le forze generali che hanno sostenuto i guadagni di portafoglio quest’anno sono state, come abbiamo più volte messo in luce, l’allentamento delle pressioni inflazionistiche, un’economia resiliente che ha evitato una recessione e l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale.
 
Con il passaggio del testimone al 2024, gli investitori contano sul successo del passaggio delle banche centrali da una politica restrittiva ad un atteggiamento più neutrale per sostenere e sviluppare i guadagni di quest’anno. Riteniamo che la prossima mossa della FED e della BCE sarà un taglio dei tassi, ma i tempi in cui ciò potrebbe accadere potrebbero essere fonte di volatilità per i mercati.
 
Siamo comunque convinti che il potenziale fine dell’inasprimento e l’inizio di un ciclo di allentamento fungeranno da catalizzatore per ulteriori guadagni nei prezzi delle obbligazioni e per un ampliamento della leadership del mercato azionario. Per quanto riguarda la FED, crediamo che ci siano diverse ragioni per aspettarsi un cambiamento graduale nella politica monetaria. Tra queste:
 
·        Il mercato del lavoro si sta gradualmente raffreddando. La scorsa settimana i riflettori erano puntati sul mercato del lavoro USA. I dati continuano a fornire risultati contrastanti ma che di fatto non sembrano invertire la tendenza al raffreddamento che ne emerge. Cosa che probabilmente è accolta con favore dalla FED.
 
Il forte mercato del lavoro ha dato ai consumatori la fiducia necessaria per spendere in consumi, nonostante l’elevata inflazione e l’aumento dei costi di finanziamento. Ma le condizioni generali significano che la FED potrebbe dover mantenere la politica restrittiva più a lungo per garantire che l’aumento del costo del lavoro non si trasformi in una maggiore inflazione (tassi più alti più a lungo).
 
Per il 2024, riteniamo che ci sarà un migliore equilibrio tra domanda e offerta di lavoratori, guidato principalmente da minori opportunità di lavoro piuttosto che da un’impennata dei licenziamenti. I dati della scorsa settimana sembrano supportare questa visione.
 
L'economia USA ha infatti creato 199.000 posti di lavoro nel mese di novembre, leggermente di più del previsto, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 3,7% (il minimo degli ultimi quattro mesi) con la partecipazione alla forza lavoro che è aumentata. Tutti indicatori di un mercato del lavoro sano. Tuttavia, il ritorno dei lavoratori automobilistici e degli attori cinematografici in sciopero ha contribuito ad aumentare il numero delle buste paga di 47.000 unità. Le medie a tre e sei mesi si mantengono stabili, in linea con un moderato calo nella creazione di posti di lavoro.
 
Le offerte di lavoro nel mese di ottobre sono scese per il terzo mese consecutivo al livello più basso da marzo 2021. Pur in netta flessione, il numero di offerte di lavoro rimane comunque al di sopra della media pre-pandemia del 2019 e, con 8,7 milioni, supera ancora i 6,5 milioni di lavoratori disoccupati. Nel frattempo, il numero di persone che hanno lasciato il lavoro è rimasto stabile, suggerendo anche un mercato del lavoro meno ristretto. Il tasso di abbandono del posto di lavoro ha storicamente guidato la crescita dei salari e, poiché gli ultimi dati sono i più bassi in quasi due anni, ciò indica un rallentamento degli aumenti salariali futuri.
 
·        L’inflazione sta scendendo più rapidamente rispetto alle proiezioni della FED. Alimentando l’ottimismo per un atterraggio morbido dell’economia, l’inflazione ha subìto un forte rallentamento, nonostante il tasso di disoccupazione rimanga basso e la domanda forte. A giugno scorso, la FED prevedeva che la sua misura preferita dell'inflazione, l'indice principale della spesa per consumi personali (PCE), avrebbe chiuso l'anno al 3,9%, che è stato poi rivisto al ribasso al 3,7% nelle previsioni di settembre. Con la lettura effettiva di ottobre al 3,5%, i membri del FOMC probabilmente ridimensioneranno nuovamente le loro stime di inflazione quando si incontreranno domani, possibilmente riducendo anche le loro proiezioni per il tasso dei fondi federali.
 
La FED tende a guardare oltre la volatilità dei prezzi delle materie prime, motivo per cui è probabile che si concentrerà sugli indici di inflazione core, che escludono cibo ed energia. Ma i prezzi alla pompa sono un driver significativo delle aspettative dei consumatori sull’inflazione. Su questo fronte, il prezzo medio della benzina a livello nazionale è sceso la scorsa settimana a 3,20 dollari, il più basso da dicembre e in calo del 17% negli ultimi due mesi. Nonostante i tagli alla produzione annunciati dall’OPEC+, il rallentamento della crescita in Cina e l’aumento della produzione di petrolio negli Stati Uniti hanno contribuito a spingere i prezzi del petrolio WTI fino a 70 dollari. In prospettiva, gli USA sono attesi aumentare le esportazioni di greggio, oltre il massimo storico registrato fino a novembre: in media di 4 milioni di barili al giorno (+19% rispetto allo scorso anno).
 
·        La crescita economica probabilmente rallenterà da sopra a sotto il trend nei prossimi trimestri. Il PIL annualizzato del terzo trimestre è cresciuto del 5,2%, più del doppio del potenziale a lungo termine dell'economia statunitense. Tuttavia, non prevediamo che questa performance si ripeta nel 2024. Nei primi giorni della pandemia, le famiglie sono state in grado di accumulare risparmi in eccesso e mantenere tassi ipotecari storicamente bassi. Ciò ha reso l’economia meno sensibile al forte aumento dei costi di finanziamento. Nonostante il tasso di interesse per i nuovi mutui trentennali sia attualmente in media del 7,5%, il tasso effettivo su tutti i mutui in essere è inferiore al 4%.
 
I consumatori iniziano tuttavia a mostrare un certo affaticamento poiché i risparmi in eccesso si stanno esaurendo, il credito è limitato e i tassi effettivi si stanno muovendo lentamente verso l’alto, raggiungendo i tassi di mercato.
 
La crescita economica USA è decisamente in calo nel 4Q23 (la stima del PIL in tempo reale della FED di Atlanta è dell’1,2%). Una potenziale fase di debolezza dell’economia nei prossimi trimestri potrebbe indebolire parte dell’ottimismo del mercato, ma aiuterebbe anche l’inflazione a tornare prima al target e sosterrebbe l’inizio di un allentamento della politica monetaria.
 
 

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