Stando ai dati pubblicati in Nuova Zelanda, nel terzo trimestre l’attività manifatturiera è cresciuta del 4,2% su base trimestrale, dopo l’incremento dell’1,0% (dato rivisto al rialzo) del secondo trimestre.
Nonostante questo risultato positivo riferito al passato, continuiamo a ritenere che la RBNZ domani taglierà il tasso d’interesse di 25 punti base, portandolo al 2,50%.
Tale impostazione accomodante, in una fase in cui alcune banche centrali iniziano a rivedere le loro infinite politiche di allentamento, è dovuta a quattro ragioni principali.
I prezzi delle materie prime continuano a ripercuotersi sull’attività economica in Nuova Zelanda.
I prezzi del latte sono scesi ulteriormente (dall’ultima riunione si registra un calo a due cifre) e le previsioni sulla domanda dovrebbero essere riviste al ribasso.
Il più ampio comparto delle materie prime rimane sotto pressione, mentre i prezzi del petrolio scivolano sotto i 40 USD, ciò significa che aumenteranno le pressioni deflazionistiche.
Su una base ponderata per l’interscambio, l’NZD continua a essere sopravvalutato, più del 5%, e, considerando ormai il quasi scontato intervento della Fed, la probabilità di una forza significativa dell’USD è quanto mai limitata.
Il governatore Wheeler non può affidarsi alla presidente Yellen, affinché faccia il suo sporco lavoro e svaluti l’NZD. In ambito nazionale, il mercato immobiliare mostra chiari segnali di rallentamento. I prezzi delle abitazioni a/a sono scesi bruscamente a ottobre, dopo il picco raggiunto ad agosto di quest’anno.
Le esportazioni hanno deluso significativamente le attese e non si può ignorare l’erosione del mercato occupazionale negli ultimi mesi.
Infine, la Cina, il motore della crescita regionale, non riesce a riprendersi in maniera significativa.
Secondo i dati pubblicati oggi, l’andamento degli scambi commerciali cinesi a novembre è rimasto debole, con le esportazioni in calo del 6,8% e le importazioni dell’8,7%.
La mancanza di segnali incoraggianti dalla Cina denota la fragilità delle aspirazioni di una ripresa regionale. Attualmente, i mercati OIS dell’NZD prevedono una probabilità pari al 60% di un taglio. Tuttavia, i dati IMM mostrano che c’è stato un forte accumulo di NZD, pertanto il mercato è posizionato in maniera eccessiva per un esito accomodante.
La RBNZ ha segnalato che la soglia per un ulteriore allentamento è elevata; se i toni dovessero essere meno accomodanti (sulla falsariga di Draghi) o segnalare che dopo questo taglio ci sarà una pausa prolungata, potremmo assistere a un discreto rally di recupero dell’NZD.