Commento di David Simner, gestore obbligazionario Europa di Fidelity International
“Probabilmente l’imminente riunione della BCE rappresenterà l'evento più importante del mese per i mercati e gli investitori vaglieranno con attenzione le dichiarazioni di Draghi relative a eventuali novità nel programma di acquisto di asset. Negli ultimi mesi le aspettative si sono orientate verso il mantenimento di tassi ‘più bassi più a lungo’ da parte della BCE, con acquisti mensili più contenuti accompagnati da un’ulteriore estensione del programma di QE. Pur con stime differenti, il consensus prevede una riduzione degli acquisti mensili dagli attuali 60 miliardi di euro per mese solare a circa 30, prolungando il programma di QE di altri nove mesi.
Uno scenario di questo tipo consentirebbe alla BCE di continuare a offrire il proprio sostegno per un periodo di tempo più lungo, favorendo uno spostamento al 2019 delle aspettative relative al primo rialzo dei tassi.
Dal punto di vista tecnico, inoltre, anche se l'effetto netto dei flussi sarà negativo per i titoli di Stato europei, data la riduzione degli acquisti mensili lordi, il reinvestimento di quelli in scadenza mitigherà l’impatto netto sul mercato.
In vista della riunione della BCE non si esclude un annuncio aggressivo di Draghi, soprattutto in considerazione del rimbalzo ciclico in atto nell’Eurozona.
Con l’inflazione ancora in ritardo e ben lontana dal target della BCE, la mancanza di pressioni sui salari e il rischio di un nuovo apprezzamento dell'Euro, non è da escludere che Draghi preferisca invece adottare cautela.
La BCE farà sicuramente attenzione a non innescare un altro “Bund tantrum” con l’annuncio del tapering e quindi ci aspettiamo una forward guidance precisa dalla conferenza stampa.
Con il rallentamento degli acquisti, un aumento dei tassi di interesse appare pertanto una probabilità molto remota e a nostro avviso la politica monetaria resterà estremamente accomodante per un periodo prolungato.
Come la Federal Reserve e, con tutta probabilità, la Bank of England, la BCE diventerà quindi una delle banche centrali orientate a una politica monetaria meno accomodante.
Il contesto economico è sicuramente migliorato e le banche centrali hanno giocato un ruolo fondamentale nella ripresa della crescita globale.
Ora però gli strumenti “non-convenzionali” di politica monetaria hanno assolto gran parte della loro funzione ed evidentemente non risultano più necessari. Rimuovendo gli stimoli, le banche centrali ritornano molto gradualmente a una politica monetaria più normale, lasciando più spazio all’utilizzo di strumenti convenzionali in caso di necessità.
Per gli investitori la selettività, la gestione attiva e la cautela sono quindi d’obbligo, dato che i mercati stanno entrando in una nuova fase caratterizzata da un minor supporto delle banche centrali rispetto all’ultimo decennio”.