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Le sorprese positive dai dati USA non sono riuscite a spingere l’USD

Pubblicato 18.07.2016, 10:10
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Venerdì, l’ultima serie di dati USA ha sorpreso per lo più al rialzo, fornendo una forte spinta ai tassi USA su tutta la curva dei rendimenti.

Le vendite al dettaglio hanno fatto registrare un solido 0,6% m/m a giugno, superando lo 0,1% previsto dal mercato; il rilevamento del mese precedente, tuttavia, è stato rivisto al ribasso, allo 0,2% dallo 0,5%.

Sul fronte dell’inflazione, l’IPC primario è risultato lievemente inferiore alle previsioni medie, attestandosi all’1,0% a/a rispetto all’1,1% previsto.

L’indice di fondo, che esclude le componenti più volatili come l’energia, a giugno è salito al 2,3% a/a rispetto al 2,2% previsto.

A New York, l’indice Empire sul manifatturiero è crollato allo 0,55 rispetto ai 5,0 punti previsti dai partecipanti al mercato, suggerendo che la ripresa non è ancora solida.

Infine, anche la produzione industriale ha sorpreso al rialzo, attestandosi allo 0,6% m/m, superando lo 0,3% delle previsioni medie, tuttavia, poiché negli ultimi mesi l’indice è oscillato fra rilevamenti positivi e negativi, sarà necessario più di un rilevamento positivo per ravvivare l’ottimismo del mercato nel settore industriale USA.

Venerdì pomeriggio, sulla scia della diffusione dei dati economici, tutta la curva dei rendimenti USA è salita.

I rendimenti dei titoli a due anni, sensibili alla politica monetaria, hanno raggiunto lo 0,7098% e il decennale l’1,5990%. Tuttavia, la notizia dell’ultima ora sul colpo di stato in atto in Turchia ha fatto salire i livelli d’incertezza globali, incoraggiando gli investitori a tornare su asset più sicuri, come i bond, facendo scendere di nuovo i rendimenti USA.

L’EUR/USD ha aperto in rialzo in Asia, per poi annaspare intorno a 1,1050.

Lunedì mattina lo Yen giapponese è sceso bruscamente in avvio di seduta, l’USD/JPY ha aperto a 105,40.

Ora la coppia testa la sua media mobile a 50 giorni, che al momento giace a 106,25. Poiché è molto probabile un’altra ondata di stimoli dal Giappone, gli operatori eviteranno di assumersi il rischio di andare contro corrente e continueranno a liquidare i lunghi in JPY.

In Nuova Zelanda, a giugno l’inflazione ha deluso le attese del mercato e della banca centrale, attestandosi allo 0,4% a/a rispetto allo 0,5% previsto, facendo salire le probabilità di un taglio del tasso d’interesse alla prossima riunione d’inizio agosto.

La coppia NZD/USD ha ceduto l’1,20% in previsione di tassi d’interesse più bassi, scendendo fino a un minimo pari a 0,7069, la flessione dovrebbe continuare a un ritmo sostenibile e come primo passo la coppia NZD/USD dovrebbe tornare a 0,67.

Sul mercato azionario, lunedì gran parte dei mercati regionali asiatici si è mossa in territorio positivo, fatta eccezione per i listini della Cina continentale, che hanno chiuso in rosso, e le piazze giapponesi, rimaste chiuse per la festività del Giorno del Mare.

L’Hang Seng di Hong ha guadagnato lo 0,43%, il Taiex di Taiwan lo 0,65%, nel continente, l’indice CSI 300 ha ceduto lo 0,25%. Infine, i listini azionari europei si apprestano ad aprire in rialzo, tutti i future sui listini europei mostrano, infatti, il segno più.

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