Market Brief
Sulla scia della decisione della BoJ di venerdì di allentare la politica, è tornato in primo piano il tema della divergenza fra le politiche monetarie. Durante la seduta asiatica, l’USD ha consolidato i guadagni precedenti, senza tuttavia avere la forza di raggiungere livelli più alti, perché si allontanano le prospettive di un altro restringimento dalla Fed. La scorsa settimana, tutta la curva dei rendimenti USA si è abbassata, il titolo a due anni è sceso sotto lo 0,78% per la prima volta da inizio novembre. Il decennale si sta stabilizzando intorno all’1,92%, in calo di 41 punti base dall’inizio dell’anno. Durante tutta la seduta asiatica, la coppia USD/JPY si è mossa in una fascia molto ristretta, compresa fra 121,11 e 121,49, dopo essere lievitata del 2,25% sulla scia del taglio del tasso della BoJ. In generale il giudizio rimane positivo, perché la divergenza favorirà il biglietto verde. Tuttavia, la decisione ha anche gettato un’ombra sul futuro del dollaro americano, perché la Fed si trova a essere l’unica banca centrale sulla strada del restringimento. In Cina, il dato ufficiale sul PMI manifatturiero di gennaio è risultato debole, attestandosi per il sesto mese consecutivo sotto la soglia dei 50 punti, circostanza che indica una contrazione, a 49,4 punti a fronte dei 49,6 stimati e dei 49,7 di dicembre. Anche il PMI non-manifatturiero si è indebolito rispetto a dicembre, attestandosi a 53,5 punti a fronte dei 54,4 di dicembre, rimanendo però sopra la soglia dei 50 punti. La PBoC si trova in una situazione difficile, deve decidere se procedere con un nuovo allentamento monetario, che aiuterebbe l’economia a sostenere il rallentamento, o rimanere a guardare per evitare un ulteriore indebolimento dello yuan, che provocherebbe un’accelerazione dei deflussi di capitale. Tuttavia, dal nostro punto di vista, la PBoC non potrà che sostenere ulteriormente l’economia, tagliando i tassi e abbassando il quoziente di riserva obbligatoria (RRR). Stamattina la banca centrale cinese (PBoC) ha fissato il tasso medio dell’USD/CNY a 6,5539, in rialzo dello 0,04% rispetto a venerdì. Sui mercati azionari, stamattina i rendimenti sono contrastati perché pesano i dati cinesi. Il Nikkei guadagna l’1,98%, a dispetto dell’indebolimento del PMI manifatturiero (53,5 a gennaio rispetto ai 54,4 di dicembre). Tuttavia, gli operatori avevano ancora in testa il taglio del tasso di venerdì. L’indice Topix ha guadagnato il 2,14%. Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente l’1,78% e l’1,04%. L’Hang Seng di Hong Kong ha ceduto lo 0,77%, l’STI di Singapore lo 0,96%. Prevediamo che, in Australia, la RBA manterrà invariato il tasso d’interesse di riferimento. I livelli d’inflazione sono rientrati nella fascia obiettivo compresa fra il 2% e il 3%. L’inflazione misurata da TD Securities si è attestata al 2,3% a/a a gennaio, in rialzo dello 0,4% su base mensile. La coppia AUD/USD venerdì ha testato la media mobile a 50 giorni, senza riuscire a superarla. Il tono del comunicato sarà decisivo. Ci aspettiamo toni relativamente accomodanti dalla RBA, soprattutto vista l’inclinazione accomodante di gran parte delle altre banche centrali, perché il governatore Stevens vuole assicurarsi il livello competitivo del dollaro australiano. Oggi gli operatori monitoreranno il PMI manifatturiero in Norvegia, Svizzera, Francia, Germania, Eurozona, Turchia, Regno Unito, Spagna, Italia, Brasile e Sudafrica; le approvazioni di mutui nel Regno Unito; redditi e spese personali, deflatore PCE, indice ISM sul manifatturiero e spesa nel settore costruzioni negli USA; bilancia commerciale in Brasile; decisione sul tasso della RBA (nella notte). |