Di nuovo le banche centrali protagoniste nel muovere i mercati. Questa volta è il turno della BCE e di Mario Draghi, che conferma la possibilità di prolungare (e forse rafforzare) il QE europeo, fino al raggiungimento degli obiettivi di inflazione. In realtà nessuna variazione all’attuale piano e nessuna novità, ma ciò è sufficiente per permettere agli indici europei di incassare una delle migliori settimane del 2015 (la migliore per la Germania).
Hanno anche aiutato alcuni dati macro positivi: Il PIL della Cina non è crollato (+6,9%, stabile e poco sopra le attese), tornano a crescere gli indici PMI europei ed USA, la settimana delle trimestrali statunitensi è stata nel complesso migliore delle precedenti (Boing, GM, Ebay, Google (O:GOOGL), Amazon sopra le attese)
Non ci sono stati negli ultimi mesi sostanziali cambiamenti al quadro macroeconomico mondiale, ma prima gli indici hanno violentemente rotto al ribasso ed ora sembra abbiano l’intenzione di sorprendere nell’altro senso. Raggiunte pienamente (e superate per gli USA) le resistenze di medio periodo. Da qui (o poco sopra) si potrà capire la natura di questo movimento rialzista, decisamente rafforzatosi nel breve.
Usa: deciso incremento del Nasdaq 100, ad oggi l’indice più vicino ai suoi massimi. Rotte con decisione al rialzo le resistenze di area 4500, siamo ad un passo dai massimi annuali e vicini ai massimi storici del 2000, in area 4800 punti. Cambia decisamente il quadro grafico, con le ex resistenze ora a fungere da supporti. MACD in incrocio rialzista, ad indicare la possibilità di una estensione nelle prossime settimane
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Europa: in evidenza un super Dax (+6,8%), spesso molto reattivo quando l’Euro si svaluta. Positivi ma meno brillanti Italia (+1,8%) e la Spagna (+2,5%), tradizionalmente più legati a bancari e petroliferi, meno brillanti in settimana. Dax che raggiunge in un balzo le resistenze di medio periodo, ma senza mostrare alcun segnale di rallentamento nel finale. In area 11.000 un importante ulteriore livello di controllo, zona di passaggio della attuale trend line ribassista dai massimi di Aprile. Siamo in area di ipercomprato sul giornaliero, possibile che nel breve si possa prendere un po’ di fiato.
Italia: l’indice con migliore tenuta nelle settimane precedenti, un po’ meno dinamico ora, ma nel complesso il quadro tecnico non cambia. Chiusura a 22.770, ad un passo dall’importante resistenza di 23.000 punti. Non hanno aiutato dati macro nel caso non brillantissimi, come le vendite industriali negative (-1,6%) e sotto le attese per il mese di agosto. MACD in procinto di incrociare al rialzo, ma senza aver ancora dato il segnale. Situazione che si fa decisamente più positiva, ma non ancora possibile per il momento innalzare i livelli di supporto/stop, sempre posizionabili in area 21.000/20.500.
Asia: meno dinamici gli asiatici, più attenti alle buone notizie provenienti dagli USA, che implicano preoccupazione per un possibile rialzo dei tassi. Poche variazioni nel complesso, con molti indici in prossimità delle prime resistenze dopo il buon rimbalzo dai minimi di agosto. Cina che abbassa nuovamente i tassi ma prezzi poco sopra la parità (+0,6%) in chiusura settimanale: scenario che rimane ribassista, con resistenze principali al momento individuabili poco sopra, in area 3560/3600.
Metalli: quasi tutte al ribasso le materie prime, appesantite dal rafforzamento del dollaro. In ribasso tutti i metalli preziosi ed industriali monitorati. Rame che torna debole: gli oscillatori in divergenza rialzista sembrano preannunciare un qualche movimento di recupero, ma sarà fondamentale la tenuta dei recenti minimi
Agricoli: solo Zucchero, Corn e Cacao con moderatissimi rialzi in una settimana prevalentemente negativa per il comparto. Spicca il deciso affondo del Caffè (-5,9%), che dopo aver tentato una escursione rialzista torna al ribasso, di nuovo vicino ai minimi di settembre. Quasi del tutto riassorbito il rialzo del 2014, che aveva portato ad un raddoppio dei prezzi.
Energia: ancora una settimana di ribasso per il Petrolio (ed il Natural gas), dopo i nuovi dati sulle scorte in ulteriore aumento. Ciononostante, si cominciano di nuovo a leggere previsioni più ottimistiche sul futuro, a fronte di un calo dell’output (soprattutto dagli USA) e ad un leggero possibile incremento della domanda globale. Per ora prezzi ora in prossimità di un primo supporto rilevante, area 43usd. Eventualmente più in basso, 40 usd prima e soprattutto 36,5 Usd, vi potrebbero essere effettivamente interessanti aree di acquisto in caso di segnali.
Eur-Usd: le parole di Draghi hanno un grande effetto sulla coppia, con un deciso affondo in settimana. Chiusura ad 1,10, quel livello di prezzo mediano dell’attuale movimento laterale di medio periodo. Rotta al ribasso la debole trend-line rialzista, i prezzi dovrebbero tornare a vedere quantomeno quota 1.08, forte supporto grafico e limite inferiore dell’attuale movimento di stabilizzazione. Ora la parola passa alla FED (riunione 27 ottobre)
Riccardo Zarfati
onehourtrading