Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
I timori sulle tariffe, sulla guerra commerciale stanno deteriorando pericolosamente la propensione al rischio e sui mercati s’intravede qualcosa di preoccupante.
I vari commenti dell'amministrazione Trump non stanno certamente aiutando, l’ultimo in ordine di tempo è stato quello del segretario del Tesoro Steve Mnuchin il quale ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero imposto le proprie tariffe non solo sulla Cina, ma su tutti i paesi. Ovvio che ai mercati finanziari non sia piaciuto.
Dicevamo di segnali preoccupanti: l'indice cosiddetto della “paura”, più correttamente l’indice di volatilità ovvero il VIX, sulle opzioni dell’SP 500 ieri è aumentato di oltre il 25%.
Le ripercussioni sull’azionario non si sono fatte attendere: l’SP 500 e il Dow Jones Industrial Average hanno perso oltre un punto percentuale.
Anche i rendimenti obbligazionari stanno scendendo e la curva si sta ulteriormente appiattendo (2 / 10 anni appena 34 punti base).
Non sono bastate le dichiarazioni mitiganti di Peter Navarro (consulente commerciale di Trump), il quale ha detto che non saranno adottate misure per limitare gli investimenti stranieri per motivi di proprietà (come ad esempio le società cinesi che investono in tecnologia).
Gli effetti di tali parole sono stati davvero limitati e il mercato sembra aver intrapreso una precisa direzione.
A trarre vantaggio da tale situazione sono ovviamente alcuni asset rifugio come lo yen giapponese, mentre i differenziali dei tassi di interesse non remano certo a favore del Dollaro.
Il sentiment mattutino sembra leggermente migliorato, col T Bond che ha guadagnato circa 3 punti base nelle prime ore di contrattazione.
Detto dell’azionario americano, i mercati asiatici sono riusciti a mettere a segno un bel rimbalzo dopo i minimi di sessione: il Nikkei, dopo aver perso più dell'1 per cento, ha chiuso in positivo. Rimbalzo che sembra voler coinvolgere anche l’azionario europeo, ma durerà?
Per quanto riguarda le materie prime c’è poco o nulla da aggiungere se non che il Petrolio è in fase di consolidamento – dopo la spinta post OPEC – mentre l’Oro continua inspiegabilmente a perdere terreno.
Tra i dati macro economici più importanti di oggi, dopo la delusione dell’indice Fed di Philly di venerdì scorso, segnaliamo l’indice manifatturiero della Fed di Richmond, che dovrebbe scendere leggermente a +15 (dopo il miglioramento del mese scorso che lo portò a +16).
Attenzione anche ad alcune dichiarazioni di importanti esponenti delle banche centrali a partire da Jonathan Haskel e EIan McCafferty della Banca Centrale Inglese; per la FED parlerà Raphael Bostic del FOMC (quindi membro votante, colomba).