“La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda” (Milan Kundera)
Nessuna sorpresa, nessun fuoco di artificio da parte di Fed e Bce. Gli operatori sono ora concentrati sulle prossime mosse. Sia Jerome Powel che Christine Lagarde non si sono sbilanciati confermando che la politica monetaria sarà data dependent, per questo è importante capire cosa ci dicono dati macroeconomici. Secondo Martina Daga, Junior Macro Economist di AcomeA SGR il dato di inflazione del mese di giugno ha stupito le aspettative al ribasso, e il momentum rallenta non solo a livello di inflazione headline, ma anche guardando alle componenti meno volatili dell’inflazione core e supercore. Gli ultimi dati di crescita delle attività hanno dimostrano che l’economia è più resiliente delle attese, la crescita è stata rivista al rialzo nel comunicato stampa della Fed da “modest” a “moderate”, e che il mercato del lavoro sta sì perdendo forza di crescita, ma rimane ancora molto forte con un sostanziale squilibrio tra domanda di lavoratori e offerta: a maggio (ultimo dato disponibile) in Usa erano 1,6 le nuove offerte di lavoro per ciascun disoccupato. E in Europa? A contare sono sempre i dati per cui molta attenzione alle statistiche di oggi in Germania: alle 10:00 il PIL nel secondo trimestre visto in aumento dello 0,1% su base sequenziale rispetto al -0,3% della rilevazione precedente e alle 14:00 l’indice sui prezzi al consumo a luglio, atteso +6,2% su base annua, rispetto al +6,4% di giugno.
Piazza Affari sorprende al rialzo
In Europa nel secondo trimestre i profitti mostreranno un calo complessivo del 9% (anche per una difficile comparazione sul 2022) ma con differenze significative. Una previsione basata sul primo bilancio della reporting season che indica come Piazza Affari potrebbe essere il istino che darà le maggiori soddisfazioni con la prospettiva che il consensus riveda al rialzo le stime sugli utili. A livello settoriale bene le banche, più cautela sugli energetici, beni di consumo e industriali. Il dato più rilevante è che la dinamica dei costi ha influito poco sui margini, ovvero le società sono riuscite a contrastare l’inflazione rivedendo al rialzo i listini. Cosa che viene facile ad aziende dotate di princing power ovvero un solido posizionamento competitivo come un brand forte. Ragione per cui il nostro listino resta un mercato attraente trattando poco più di 9 volte gli utili attesi, a forte sconto sia rispetto alla storia che al resto d’Europa. Per non parlare degli Usa dove però pesano molto i titoli tech che trattano storicamente su valutazioni molto più elevate (oltre 20 volte gli utili). Per questo difficile aspettarsi grosse correzioni dell’FTSE Mib (top performer da inizio anno in Europa, terzo al mondo) a meno di fattori esogeni inaspettati.
Meta monetizza
Altro che efficienza. Migliore tasso di crescita dei ricavi dal 2021, incremento degli introiti pubblicitari grazie all’intelligenza artificiale, prospettive migliori del previsto per il prossimo futuro. Questi gli elementi essenziali dai risultati del secondo trimestre di Meta. Nel 2Q il gruppo ha registrato un utile 7,7 miliardi +16% anno su anno, ricavi +11%. Si tratta della performance migliore da fine 2021, e il merito va alla pubblicità. Riviste al rialzo le stime di consensus. Gli investimenti nell’AI e nella realtà virtuale continuano. Ma è ancora presto per parlare di monetizzazione, perché dopo il boom iniziale gli utenti non continuano ad usare i servizi. Un futuro non molto lontano considerato che per la prima volta il numero di persone che utilizzano mensilmente le app di Meta hanno superato la soglia di 3 miliardi. Nel frattempo il titolo va a gonfie vele: +150% da inizio anno, best performer tra i mega tech statunitensi.