Martedì i mercati azionari europei e USA hanno compiuto un rimbalzo, con gli investitori che hanno iniziato a leccarsi le ferite dopo l’ondata di vendite provocata dal coronavirus.
L’S&P 500 (+1,01%) e il Nasdaq (+1,43%) sono saliti; i titoli del comparto tecnologico hanno infatti registrato i rialzi maggiori negli USA.
Apple (NASDAQ:AAPL) ha pubblicato utili da record nel quarto trimestre, grazie all’aumento delle vendite di iPhone, e ha detto che i ricavi potrebbero salire dal 9% al 15% nel primo trimestre del 2020, anche se queste previsioni potrebbero essere poco precise, considerando l’impatto ancora sconosciuto della diffusione del coronavirus, dal momento che la Cina rappresenta il 20% delle attività complessive della società. Le azioni di Apple hanno guadagnato circa il 2% nel trading successivo alla chiusura regolare.
Il Nikkei ha guadagnato lo 0,71% a Tokio e l’ASX 200 è avanzato dello 0,53% a Sidney.
I mercati cinesi sono rimasti chiusi, ma l’Hang Seng ha riaperto per la prima volta dopo le vacanze del Capodanno cinese ed è scivolato del 2,31%; anche le azioni di Hong Kong hanno dovuto fare i conti con l’ondata di vendite dovuta al coronavirus.
I future su FTSE (+0,16%) e DAX (+0,09%) segnalano un avvio marginalmente positivo in Europa.
Il greggio WTI ha superato i $54 al barile sul NYMEX, mentre il greggio Brent è stato scambiato a $60, perché gli investitori hanno messo in conto i rischi legati alle interruzioni di forniture per le tensioni in Medio Oriente e la possibilità di ulteriori tagli alla produzione dalla riunione di marzo dell’OPEC, se il coronavirus dovesse intaccare in modo significativo la domanda di petrolio.
Sul fronte dei dati, nel quarto trimestre l’inflazione in Australia è salita all’1,8% a/a, massimo da un anno, rispetto all’1,7% stimato dagli analisti. Le interruzioni delle forniture dovute agli incendi probabilmente spingeranno al rialzo i prezzi al consumo nei prossimi mesi. E, nonostante l’impennata dell’inflazione dei prezzi al consumo, la banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) potrebbe essere tentata di mantenere invariata la sua impostazione accomodante, o addirittura decidere di abbassare i tassi per dare il necessario supporto alla sua economia, in difficoltà a causa delle catastrofi naturali e delle ripercussioni negative del coronavirus.
La sterlina è scesa a 1,2975 contro il dollaro USA, poiché gli investitori hanno continuato a tagliare le posizioni lunghe sulla sterlina in vista della riunione di giovedì della Banca d’Inghilterra (BoE), per poi rimbalzare a 1,30. Anche se un taglio dei tassi alla riunione di questa settimana della BoE è inverosimile, a gennaio la probabilità di un taglio di 25 punti base è passata dallo 0% al 60%, dopo che i banchieri britannici hanno espresso preoccupazione circa le incertezze legate alla Brexit e i conseguenti dati economici deboli. Pertanto le pressioni a vendere sulla sterlina dovrebbero persistere fino alla decisione della BoE.
Prima, però, già oggi, la Federal Reserve dovrebbe mantenere i tassi d’interesse invariati, all’interno della fascia compresa fra l’1,50 e l’1,75%, e continuare ad acquistare titoli del Tesoro per un valore mensile pari a 60 miliardi di USD, così da mantenere la calma sui mercati monetari a breve termine. Tuttavia, ora che i rischi legati agli scambi commerciali fra USA e Cina sono alle spalle, gli investitori metteranno sempre più in discussione l’espansione del bilancio della Fed, che, si dice, sia “un derivato del QE ma non un vero e proprio QE”. Comunque sia, gli acquisti di titoli del Tesoro hanno contribuito a far toccare nuovi massimi ai corsi azionari USA. Ridurre gli acquisti potrebbe pertanto provocare l’effetto contrario, un rischio che la Fed probabilmente non vuole correre, alla luce dell’attuale fragilità della propensione al rischio. Ma, prima o poi, i membri della Fed dovranno affrontare questa discussione e gli investitori monitoreranno con attenzione qualsiasi intervento che potrebbe suggerire un calo degli acquisti dei titoli nei prossimi mesi. Forse oggi potrebbe arrivare un rialzo di 5 punti base del tasso sulle riserve eccedenti, ma la reazione del mercato dovrebbe essere limitata.
L’EUR/USD scambia appena sopra la base a 1,10. Un dato debole sulla fiducia in Germania, in uscita oggi, potrebbe divellere la base e far oscillare l’euro sotto il livello a 1,10 contro il dollaro USA.