L’ultima seduta della settimana vede le borse dell’Asia del Pacifico contrastate. Hong Kong si apprezza dello 0.7%, Tokyo cede lo 0.3%, Sydney -0.5%.
I futures di Wall Street sono poco mossi, mentre in Europa l’Euro Stoxx 50 è in rialzo dello 0.7%.
L’euro è pressocché invariato sul dollaro intorno a 1.1707.
I mercati sono sotto pressione poiché gli investitori continuano a valutare le possibilità di un accordo sugli aiuti all’economia statunitense prima delle elezioni del 3 novembre. Sul sentiment pesano anche le preoccupazioni per l’aumentare dei casi di infezione da coronavirus in Europa.
L’Australia si dice pronta a intraprendere i dialoghi con la Cina per risolvere la loro disputa commerciale. La Cina è il principale partner commerciale dell’Australia, ma nel 2020 ha adottato una serie di misure contro gli esportatori australiani che includono dazi antidumping e antisovvenzioni sull’orzo australiano. Sembra che Pechino abbia anche chiesto alle acciaierie di interrompere l’importazione di carbone australiano.
Adesso la Cina vuol limitare anche l’importazione di cotone australiano.
Le mosse della Cina sono arrivate dopo che Canberra ha sostenuto un’inchiesta internazionale sulla gestione della pandemia da parte della Cina.
Il prezzo del petrolio si abbassa di circa l’1%, fra l’aumentare delle preoccupazioni legate alla domanda. Il WTI è scambiato a $40.56 il barile, il benchmark Brent tratta a $42.72 il barile.
Il segretario generale dell’OPEC Mohammad Barkindo ha sottolineato che la domanda di petrolio è rimasta anemica che ci vorrà molto più tempo del previsto per tornare ai livelli pre-crisi. Ciò anche a causa della crisi del settore aereo.
Intanto, la Libia spinge sempre di più sulla produzione. La Libia, che è stata esentata dalle limitazioni, intende arrivare ai livelli di produzione precedenti lo scoppio della guerra civile, va le a dire 1,2 milioni di barili.
Il WTI scende dell’1%.
L’agenda oggi prevede il rapporto sul tasso di inflazione nell’Eurozona e le vendite al dettaglio negli Stati Uniti.