Dopo alcune sedute piuttosto blande, durante le quali la propensione al rischio aveva iniziato a mostrare cenni di debolezza, ieri improvvisamente si è assistito ad una nuova accelerazione del risk-on. I piani del Presidente Trump sulla cosiddetta “fase 2” sono stati interpretati come una grande notizia, poi è arrivata anche la conferma da un ospedale di Chicago che un farmaco contenente il principio attivo usato per combattere la malaria si sta mostrando molto efficace anche nella terapia contro il COVID-19.
Notizie che sono servite, probabilmente, a calmierare l'impatto dei dati cinesi della notte, dati che come si temeva rispecchiano l'entità del calo dell'attività economica: il PIL del 1° trimestre, su base annua, è calato del -6,8%, insieme a un calo su base trimestrale del -9,8%. Dati che hanno pertanto confermato le aspettative (6,5% la previsione su base annua, con -9,9% per il trimestre).
Va detto però che la produzione industriale cinese di marzo è calata soltanto dell'1,1% (-7,3% il dato previsto) mentre le vendite al dettaglio sono diminuite drasticamente del -15,8% (-10,0% il dato atteso).
I rendimenti obbligazionari sono cresciuti, ma è stata una crescita temporanea che ha visto il dollaro perdere un po' di terreno rispetto alle altre valute. Ma tale movimento sta rapidamente rientrando. La grande reazione ha coinvolto l'azionario, dove i futures hanno guadagnato parecchio e attualmente sono sopra il punto percentuale (il DAX in realtà supera il 3%, il nostro FTSE MIB il 2,5%). Brusca la discesa registrata sull'oro e sull'argento così come si sta rivelando preoccupante l'ulteriore discesa del petrolio che ha rotto definitivamente il supporto dei 20$ e ha già raggiunto quota 18$.
La conclusione settimanale, sul fronte macro economico, sarà relativamente tranquilla: abbiamo avuto la lettura finale dell'inflazione dell'Eurozona di marzo ha rispecchiato le attese: inflazione + 0,7%, la core 1,0% (+ 1,2% a febbraio).