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Nvidia getta la spugna: stop all’acquisizione di Arm

Pubblicato 26.01.2022, 12:14
Aggiornato 05.03.2021, 16:55

Troppi ostacoli da parte delle autorità antitrust di Usa, Ue e Gran Bretagna. Secondo indiscrezioni, il colosso delle GPU starebbe per annunciare la rinuncia alla maxi-acquisizione da 40 miliardi di dollari. Reazione negativa del titolo in Borsa ma Wedbush dice: lo avevamo previsto fin dall’inizio.

L’attuale proprietario, la giapponese SoftBank, progetta l’Ipo di Arm.

NVIDIA (NASDAQ:NVDA) starebbe per abbandonare l’acquisizione dell’inglese Arm, un’operazione da 40 miliardi di dollari annunciata nel settembre 2020, ma ancora in sospeso in attesa dell’autorizzazione delle autorità antitrust dei Paesi interessati. E’ proprio la quasi certezza che non arriveranno i via libera di Usa, Cina, Unione europea e Gran Bretagna a fare meditare la marcia indietro al gruppo tecnologico americano, leader mondiale delle schede grafiche (GPU) e dei chip per AI (intelligenza artificiale).
La notizia, al momento solo un’indiscrezione, è stata diffusa martedì 25 gennaio da Bloomberg e ha contribuito alla nuova caduta in Borsa dell’azione Nvidia, che martedì ha perso il 4,5% planando a 223,24 dollari. Travolta dalla generale fuga degli investitori dai titoli tech, Nvidia ha perso dall’inizio del 2022 il 26% ed è scesa del 33% dal massimo storico segnato lo scorso 29 novembre a 333,76 dollari.
Secondo Bloomberg, l’attuale proprietario di Arm, la società di investimento giapponese SoftBank, avrebbe già preso atto della rinuncia di Nvidia e avrebbe deciso di procedere con un piano B per cedere la propria quota attraverso un’Ipo.

Netta la bocciatura dell’Antitrust Usa, la Commissione Ue deve ancora decidere.


Delle autorità antitrust interessate, l’unica che ha già preso una posizione ufficiale contraria all’acquisizione è la Federal Trade Commission americana, che a dicembre ha annunciato il suo ricorso per bloccare l’operazione. La Commissione Ue si è data tempo fino al 25 maggio per decidere, ma ha già detto che la fusione fra Nvidia e Arm porterebbe pericoli per possibili rialzi dei prezzi, freno all’innovazione e riduzione delle possibilità di scelta per i clienti. Contro l’acquisizione si sono schierati colossi tech del calibro di Amazon (NASDAQ:AMZN), Intel (NASDAQ:INTC), Microsoft (NASDAQ:MSFT), Qualcomm e Alphabet (NASDAQ:GOOGL).
L’autorità britannica ha detto che il passaggio di Arm, la principale azienda tech inglese, sotto il controllo di Nvidia potrebbe avere ripercussioni negative per la sicurezza nazionale, dal che si deduce che il governo di Sua Maestà si ritiene più al sicuro con i giapponesi che con gli americani. Per ora i cinesi non hanno parlato, ma è facile prevedere che Pechino non vedano di buon occhio il rafforzamento strategico di un colosso americano dei chip, proprio mentre la Cina sta facendo grandi sforzi per ridurre il suo arretramento tecnologico in questo settore.

Tecnologia Arm nel 90% degli smartphone.


Arm non produce materialmente chip: li progetta e li disegna per conto dei suoi clienti e da questi incassa royalties. In questa attività vanta un primato a livello mondiale: i suoi prodotti sono montati all’interno di un considerevole ventaglio di dispositivi che vanno da smartphone a notebook, da console di videogame alle automobili. Società come Qualcomm, Samsung e la stessa Apple (NASDAQ:AAPL) sono clienti storici di Arm. L’azienda inglese è leader nel segmento dei microprocessori e delle architetture hardware, soprattutto in ambito mobile: le sue tecnologie sono presenti nel 90% degli smartphone. La stessa Apple si appresta a impiegare queste soluzioni per le sue future linee Mac, abbandonando parzialmente Intel.
Secondo gli esperti, Nvidia potrebbe sfruttare Arm per dare una profonda propulsione al segmento della realtà aumentata applicata soprattutto ai grandi elaboratori e ai data center. L’integrazione tra GPU e microprocessori darebbe a Nvidia un vantaggio enorme su rivali come Amd nella corsa oggi attualissima a realizzare i chip per le piattaforme del metaverso.

Nvidia risparmia 40 miliardi, ma deve pagare una penale.


Se Nvidia confermerà lo stop all’acquisizione, gli analisti non dovranno più preoccuparsi per l’uscita dai suoi bilanci di 40 miliardi di dollari. In base al contratto preliminare, la società americana dovrà comunque pagare a SoftBank una penale da 1,25 miliardi di dollari per non essere riuscita a condurre in porto l’operazione.
Matt Bryson, analista di Wedbush, non si stupisce del possibile ritiro di Nvidia: “Lo avevamo detto fin dall’inizio che l’autorizzazione del deal sarebbe stata molto improbabile”, ha scritto ieri sera ai suoi clienti. Wedbush ha una raccomandazione Neutral su Nvidia con target price a 300 dollari.
Dopo avere registrato nel terzo trimestre 2021 una crescita dei ricavi del 51% sullo stesso periodo dell’anno precedente, il management di Nvidia si è detto sicuro che la crescita continuerà a ritmi elevati anche nel primo trimestre 2022. Il consensus degli analisti si aspetta un incremento dei ricavi del 48% a 7,4 miliardi di dollari.
Certo è che pur dopo questi due mesi di ribasso, Nvidia vanta una performance in 12 mesi del 66%, mentre il Nasdaq oggi è tornato sugli stessi livelli del 25 gennaio 2021. All’attuale prezzo di 223 dollari la società capitalizza 558 miliardi di dollari, vale a dire 20 volte il fatturato previsto per il 2022, che gli analisti prevedono a quota 26,6 miliardi di dollari. Sulla base delle quotazioni attuali il multiplo P/E continua a viaggiare all’astronomica altezza di 61 volte. Su 42 analisti, 35 raccomandano di comprare azioni Nvidia. La media dei target price è 335 dollari (upside del 50%).

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